“Com’è possibile che un gruppo di uomini analfabeti abbiano potuto conquistare l’America?” – Frank Costello
Nelle sale cinematografiche italiane dal 20 marzo scorso, il ritorno di Robert De Niro in un gangster (mafia) movie di tutto rispetto: The Alto Knight – I due volti del crimine, distribuito da Warner bros. Pictures.
Alla macchina da presa ritroviamo il pluripremiato regista Barry Levinson (premio Oscar nel 1989 per Rain Man – L’uomo della pioggia), alla sua quinta esperienza con l’amico De Niro. La sceneggiatura è di Nicholas Pileggi (“Quei bravi ragazzi”, “Rocky”), alla fotografia Dante Spinotti (“L.A. Confidential”, “Heat”…), alla scenografia Neil Spisak (“Spider-Man”), al montaggio Douglas Crise (“Babel”), ai costumi Jeffrey Kurland (“Pallottole su Broadway”), alle musiche David Fleming (“Elegia americana”, “Mr. & Mrs. Smith).
Accanto a De Niro, un cast d’eccezione: Debra Messing (“Will & Grace”), Katherine Narducci (“The Irishman”), Cosmo Jarvis (“Shogun”), Ed Amatrudo (“Nashville”), Michael Adler (“L’Angelo della vendetta”), Robert Uricola (“Toro scatenato”), per citarne soltanto alcuni.
Il film ripercorre la vera storia di due gangster italo-americani: Frank Costello (1891-1973) e Vito Genovese (1897-1969), che si contendono il controllo del territorio nella New York degli anni ’50.
Ad interpretare i due gangster: sempre lui! Robert De Niro, in uno strepitoso doppio ruolo in cui l’attore, manco a dirlo, riesce benissimo.
Il film ripercorre la storia dei due gangster, una volta amici, cresciuti insieme nelle strade polverose e chiassose di Brooklyn, all’ombra della famiglia del gangster Lucky Luciano, ma che ad un certo punto diventeranno acerrimi rivali. Ciò accadrà allorquando Vito Genovese, di ritorno dal suo esilio italiano – dove è dovuto riparare alcuni anni per sfuggire ad una accusa di duplice omicidio – reclamerà il suo posto al vertice del malaffare newyorkese che nel frattempo aveva ceduto temporaneamente all’ex amico Costello. Ma quest’ultimo è divenuto, oramai, il vero boss di New York e non ha alcuna intenzione di rinunciare al suo potere, e sarà disposto a concedergli soltanto poche briciole del suo impero, cresciuto, nel frattempo, a dismisura. Dal canto suo, Genovese, non ha alcuna intenzione di accettare l’elemosina di Costello, e, a poco a poco, arriverà all’unica conclusione per lui possibile: detronizzarlo! E l’unico modo che ha per farlo e ucciderlo! Ma lo scagnozzo incaricato dell’esecuzione è un po’ impacciato e non riuscirà nell’intento: i colpi di pistola sparati a bruciapelo, a pochi metri di distanza, provocheranno soltanto qualche ferita superficiale alla testa di Costello. Quest’ultimo, dal canto suo, pur intuendo chi fosse il mandante, decide di non scatenare una guerra fratricida, anche perché sta maturando l’idea di abbandonare gli affari per godersi il riposo in qualche località del Belpaese insieme alla moglie. I due ex amici hanno, del resto, una visione completamente diversa del malaffare e della vita: più imprevedibile e rancoroso Genovese, più pacato e incline al pragmatismo Costello che considera il primo una vera e propria “mina vagante”.
Ma il contrasto tra i due sfocerà presto in una resa dei conti finale che cambierà per sempre la storia della mafia italo-americana e con essa il Paese a stelle e strisce.
Il film ha un indubbio pregio: quello di ripercorrere senza grossi scossoni il genere gangster/mafia movie, forse oggi messo un po’ all’angolo da altri generi, e lo fa prendendo a prestito una storia che ha segnato l’epopea mafiosa in terra americana: un dualismo letale tra due gangster di peso, affidandosi alle capacità attoriali di un Robert De Niro che è un asso indiscutibile del genere, e che per la prima volta è chiamato a ricoprire, allo stesso tempo, i due personaggi centrali della storia. Una prova attoriale questa, come dicevamo, ben riuscita, ma che appare alquanto soverchiante rispetto ai fatti storici da cui prende spunto. Senza tralasciare un eccessivo peso affidato ai dialoghi, a scapito dell’azione.
Memorabile la frase proferita da Costello, oramai lontano dagli affari malavitosi, nel ricordare i tempi che furono (la ricostruzione che accompagna gli eventi viene affidata dal regista allo stesso Costello, attraverso la voce e la persona di De Niro): “Com’è possibile che un gruppo di uomini analfabeti abbiano potuto conquistare l’America?”
Un film godibilissimo, in particolar modo per gli amanti del genere.