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Televisione. Eppur non si muove

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L’Osservatorio annuale sul sistema dell’informazione redatto dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha appena pubblicato dati utili e interessanti. Nel 2024 social media, motori di ricerca e siti web/app di quotidiani e periodici sembrerebbero le principali fonti di informazione. Di conseguenza, la televisione fa un passo indietro (46,5% del popolo fruitore). Indubbiamente, l’universo delle comunicazioni è in veloce trasformazione e i vecchi mezzi cresciuti nell’età analogica devono confrontarsi con Big Tech e piattaforme. Tuttavia, alla presenza dello stesso presidente dell’AGCOM, è stato presentato ieri -presso la Sala degli atti Parlamentari del Senato- l’Annuario 2024 della TV italiana «Multipolarità. Televisione e streaming verso il mercato maturo», realizzato dal Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’università cattolica di Milano (Ce.R.T.A.) sotto la direzione di Massimo Scaglioni, con patrocini e collaborazioni di altri enti, in cui si sottolinea per converso il concetto di resilienza. Scaglioni, introducendo i lavori, ha ribadito il ruolo chiave del video, che regge anche grazie alla crescita del consumo in streaming. Da settembre 2024 a febbraio 2025 il lieve calo delle trasmissioni lineari (-1,2% rispetto a un anno fa) è soppiantato dall’aumento dei consumi digitali (+6%). Nel 2024 i citati consumi digitali sono stati del 3,8% nel cosiddetto Totale Tv Riconosciuto (l’area non riconosciuta è, al contrario, il frutto dell’utilizzo della smart tv). Il tempo di visione media è di 3 ore e 24 minuti, che arriva a 4 e 19 assumendo lo spettro delle diverse modalità. Si tratta di un record all’interno dei principali mercati internazionali, persino in crescita di 2’ sul 2023. Non c’è più la forza assoluta del duopolio di Rai e Mediaset, essendo sulla scena Warner Bros-Discovery (la Nove), Sky, La7. Emittenti locali a parte. A trarre il maggior beneficio dalla quota incrementale del digitale è Sky. Fabrizio Angelini, amministratore delegato della società di consulenza Sensemakers, ha sottolineato l’evidente stabilità della situazione del piccolo schermo, a prescindere degli scossoni del contesto generale. Il vecchio elettrodomestico, ora intrecciato con molteplici strumenti diffusivi (20,7 milioni solo di tv connesse, oltre al resto), tiene botta, almeno sotto il profilo della continuità. La forza inerziale del medium va messa in relazione con l’elemento conservativo che tocca la lettura dei libri e, forse soprattutto, con la caduta verticale delle vendite dei giornali. Di qui, l’assuefatta e regressiva abitudine alla fruizione passiva che la televisione assicura.  Insomma, l’Italia è un paese più fermo di quanto la convegnistica tech voglia far credere: la destra naviga nel ventre molle di un paese rassegnato e statico. Ciò non significa che non si colgano tracce eversive nei confronti del pensiero unico: l’esposizione al video classico scende al 41% nella fascia di età 18-24 anni. Del resto, il panorama degli ascolti è sofisticato, come ha ricordato il presidente dell’Auditel Lorenzo Sassoli de Bianchi, animatore della Total audience, comprensiva dei numerosi rivoli che portano alla somma. La pubblicità ha bisogno di certezze. Lo ha sottolineato il rappresentante dell’unione pubblicitari (UPA) Marco Travaglia, elusivo -però- dell’insopportabile spezzettamento dei programmi e dei film con gli spot. Antiche sconfitte di un fronte progressista ora piuttosto restio ad unirsi per progettare vere alternative. A testimoniare simile imbarazzante situazione è arrivato l’intervento della presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, Barbara Floridia. L’organismo bicamerale è bloccato dall’ostruzionismo dei gruppi di maggioranza, che a loro volta stanno bloccando pure la competente commissione del Senato in cui è (invano) istruita la discussione sulla riforma della Rai. L’entrata in vigore dell’European Media Freedom Act (EMFA) cambierà presto -forse- le carte in tavola. Per l’intanto, accontentiamoci delle promesse di Giacomo Lasorella, a capo dell’AGCOM, che ci fa sperare in un lampo di futuro. Chissà.


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