Ipocrisia della politica, del giornalismo; ipocrisia per alzare cortine fumogene contro Prodi, ipocrisia o, peggio, connivenza, che produce totale afonia sui drammi veri dell’umanità. Così, mentre si è alzata una canea contro il gesto di Romano Prodi nei confronti della giornalista che l’intervistava, è passata quasi sotto silenzio la motivazione storico-culturale di quella reazione. Prodi al massacro e a poco sono servite le sue scuse, anche perché oltre all’uomo l’obiettivo è colpire il suo progetto politico.
Ora, se una mano sui capelli è un gesto tanto grave da scatenare l’indignazione degli ipocriti, perché vengono tollerate, quasi con un sorriso di accondiscendenza, le volgarità di Donzelli contro Giacomo Salvini e le vergognose affermazioni di Vittorio Feltri su nord e sud d’Italia? Un coro di voci le più diverse si era alzato per pretendere le scuse di Prodi, nessuna, indignata, levata di scudi contro i due impresentabili esponenti della destra estrema.
E quante scuse si dovrebbero pretendere dai tanti giornalisti affetti da totale strabismo politico, capaci di guardare solo a Trump e Putin, solo a Macron e Van der Leyen, solo ai venti di guerra, solo alle sorti dell’Ucraina e non fanno alcuno sforzo per raccontare la tragedia che vive quotidianamente il popolo palestinese. O almeno proporre soluzioni. Sotto le bombe, che secondo gli israeliani sarebbero destinate a colpire i capi di Hamas, muoiono decine di donne, bambini, anziani. Finora se ne sono calcolati 50 mila, ma chissà in realtà quanti sono. E non solo.
Ovviamente è sempre e solo colpa dell’assalto Hamas del 7 ottobre 2023 se vengono bloccati gli aiuti umanitari, se la tregua è stata violata con lanci di razzi e bombe senza alcun preavviso. Ed è sempre colpa del 7 ottobre se il genocidio viene fatto passare come azione di difesa. Tanto che la lobby di estrema destra Idsf ha potuto incontrare indisturbata ben 19 euro deputati tra i quali l’esponente del Pd Pina Picerno, vicepresidente del Parlamento europeo. In nome di chi e di cosa lo ha fatto? Se in nome del suo Partito, speriamo che giunga almeno una qualche presa di distanza.
Ma non basta. L’onnipotente Netanyahu mica può essere rappresentato come il politico che pian piano sta trasformando in dittatura lo stato d’Israele e contro cui scendono in piazza a Tel Aviv e Gerusalemme decine di migliaia di israeliani democratici. Inesorabilmente oscurati.
Ipocrisia o connivenza? Quando è che sentiremo parole di scusa da parte di tutti quei giornalisti schierati con l’elmetto e a fianco – comunque, senza se e ma – del regime israeliano? Regime che ricorrendo ad atti di guerra simili a quelli dei nazisti accusa chi lo critica di ‘antisemitismo’. Ma smettiamola. Dov’è la democrazia se il premier può permettersi di rimuovere la procuratrice generale che non fa quel che lui vuole. Un esempio di quel che potrà accadere anche da noi se la sciagurata ipotesi di separazione delle carriere in Magistratura troverà applicazione.
Tante, quindi, le lezioni che si potrebbero trarre dalla inimmaginabile fase storica che stiamo vivendo. Da un lato le macerie, la devastazione, la disperazione, il lutto di un intero popolo che gli oppressori cercano di scacciare dalla sua terra, dall’altro le riunioni dei potenti che continuano a non servire a nulla, se non a dichiarazioni propagandistiche. In questo quadro, quale funzione principale dovrebbe svolgere un’informazione libera? La risposta è retorica, così come, purtroppo, la tragica deriva di adeguamento diffuso alla quale stiamo assistendo.
(nella foto MEP Pina Picierno con esponenti dell’IDSF)