Il sottosegretario Alfredo Mantovano ha ammesso davanti al Copasir che i servizi segreti italiani hanno utilizzato il software “Graphite”, sviluppato dalla società israeliana Paragon Solutions, per spiare Luca Casarini e Beppe Caccia, fondatori dell’ONG Mediterranea Saving Humans, giustificando l’operazione come parte delle attività di contrasto all’immigrazione clandestina.
Il sottosegretario ha però negato che il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, il primo a denunciare l’operazione di spionaggio, fosse attenzionato dai Servizi.
E proprio a Fanpage Luca Casarini ha spiegato le possibili motivazioni dell’utilizzo di un software così sofisticato e invasivo: “Cercavano l’unica cosa non pubblica, i nomi e i cognomi dei potenziali testimoni alla Corte penale internazionale sulle torture in Libia. E’ un tema su cui noi stiamo lavorando, noi monitoriamo la violazione dei diritti umani nel Mediterraneo, e noi stiamo aiutando le persone ad andare alla corte penale internazionale a denunciare le torture subite dai capi delle milizie, che sono gli stessi che vediamo circolare in Italia tranquillamente. Questo è l’unico motivo per cui usare Paragon, avere una lista di nomi non pubblici, persone che anzi andrebbero tutelate, da fornire come merce di scambio con le milizie libiche, perché è chiaro che l’attività della Corte penale internazionale è molto pericolosa per gli accordi illegittimi ed in violazione del diritto internazionale che l’Italia ha con i torturatori libici come Almasri.”
Luca Casarini ha espresso indignazione per il fatto che, mentre attivisti e giornalisti vengono sorvegliati, individui accusati di gravi violazioni dei diritti umani sembrano godere di una certa impunità. Ha sottolineato come queste vicende siano collegate e riflettano una realtà inquietante: “Un torturatore accusato di crimini contro l’umanità […] viene protetto dall’arresto […] e attivisti e giornalisti che praticano solidarietà vengono considerati un problema per la sicurezza nazionale“.
Diverse le procure italiane che, dopo l’esposto di FNSI e Ordine Nazionale dei Giornalisti, hanno aperto un’indagine sul dossieraggio che potrebbe interessare almeno un centinaio fra attivisti, alte cariche del Vaticano (peraltro anche Don Mattia Ferrari è fra gli spiati) e giornalisti che si occupano di immigrazione.