Mutuando i celebri versi di Rainer Maria Rilke, si potrebbe dire che “l’Europa entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che sia accaduto”. Lo deve aver pensato anche Michele Serra, storica firma di Repubblica che, prima in un’Amaca e poi in un appello sul giornale ha invitato esplicitamente la cittadinanza europeista a darsi appuntamento in piazza per una manifestazione che non abbia alcun colore politico se non quello blu, monocromo, dell’Unione Europea.
In un mondo impazzito, infatti, Serra è convinto che si debba manifestare per un ideale, per un valore, per una passione, per un sogno, per un qualcosa per cui sono morti milioni di ragazze e ragazzi durante la Resistenza, in nome del Manifesto di Ventotene ma, soprattutto, del futuro che appartiene a ragazze e ragazzi di oggi, cresciuti con l’idea che i ponti avessero finalmente sostituito i muri e piombati, da tre anni a questa parte, nell’incubo del conflitto permanente.
Serra non si lascia intimidire né fermare dalle copiose critiche che gli sono piovute addosso. Certo, vede anche lui il rischio di strumentalizzazioni e ha ben presente il fatto che questa Europa prediliga il bellicismo rispetto al welfare state, ma a maggior ragione rilancia il suo appello e la sua battaglia.
E mentre fioccano le adesioni, dai versanti più disparati, abbiamo anche la data: sabato 15 marzo, appuntamento in piazza a Roma, con la bandiera europea e una copia della Costituzione. Articolo 21 ci sarà.
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