Come inculcare la convinzione che siamo alle soglie della devastante e forse definitiva terza guerra mondiale? La prima artefice è stata certamente Ursula Von der Leyen con la proposta di investire ben 800 miliardi sugli armamenti, come se nell’arco di cinque anni (secondo i suoi calcoli) la guerra contro la Russia scoppierà ineluttabilmente. Poi, a cascata, ci hanno pensato la Germania e Macron a fare clamorosi annunci di chiamata alle armi, tra atomiche e eserciti attrezzati col coltello fra i denti, mentre nel limbo del sì – ma si è posta la Meloni. Finita la pericolosa escalation di dichiarazioni armate che però riguardavano solo i livelli politico-istituzionali, bisognava abbassare il tiro e cominciare a coinvolgere direttamente i cittadini. Ovviamente instillando la paura e la necessità di preparare le difese. Così è scesa subito in campo la commissaria europea della gestione della crisi, Hadja Lahbib che ha fornito indicazioni sul kit di sopravvivenza da predisporre in caso di guerra: documenti di identità, acqua, un coltellino svizzero, cibo in scatola, medicinali, un impermeabile, una torcia, denaro contante. Immediato il sostegno a questa folle scelta da parte del vicepresidente della Commissione, Raffaele Fitto: “Stiamo rafforzando la responsabilità e la capacità dei cittadini affinché siano meno vulnerabili e subiscano meno conseguenze”. Ed ha concluso in stile Meloni: “Prepararsi ad affrontare le sfide rappresenta un modo concreto per mantenere e rafforzare l’unità, la pace e la solidarietà nell’UE”. Altro che disarmare le parole e i cuori come dal suo letto d’ospedale aveva raccomandato solennemente il Papa. All’opposto, promuovere la guerra come strumento di pace!? Ma non basta. In modo più diretto in vista di una chiamata alle armi, ecco che il quotidiano di Cagliari L’Unione Sarda dedica tutta la pagina 12 al tema titolando così “In caso di guerra ecco chi andrà al fronte”. Intervistato, un esperto dichiara che tra i primi atti il governo potrebbe disporre il ripristino della leva obbligatoria e poi, nel testo, forse per un attacco di residua umanità, elenca cosa fare per ottenere l’esonero. Insomma altro che articolo 11 di quel sacro testo che è la Costituzione, peraltro sotto attacco su vari fronti da parte di una destra sempre più aggressiva che sembra non trovare ostacoli. E mentre avviene questa aggressione alla nostra libertà e al nostro futuro disperdiamo energie, pagine e tempo alla tirata di capelli fatta dall’imprevedibile Prodi. Non ci accorgiamo dell’articolo 31 del disegno di legge sulla sicurezza che tenta di imporre agli organi di informazione di trasferire informazioni sensibili ai servizi segreti, per poi non saper spendere una parola sul genocidio dei Palestinesi, mentre viene presa in considerazione l’unica guerra ammessa dagli Usa e dai suoi alleati, quella in Ucraina. Perché non viene mai proposta la presenza di una forza di interdizione a Gaza? Perché Netanyahu e i suoi generali possono continuare a dichiarare di aver ucciso un altro capo di hamas ignorando di aver massacrato contemporaneamente decine e decine di civili? Quello sarebbe danno collaterale? O un bestiale disprezzo della vita umana? Perché i nostri solerti giornaloni, compreso qualche inviato Rai, non mostrano le immagini delle imponenti manifestazioni di Tel Aviv o Gerusalemme contro il macellaio? La risposta a tutti questi interrogativi è una sola: armarsi, armarsi, armarsi, perché non è più tempo di diplomazia o di ascolto dell’unica potente autorità morale rimasta sul pianeta: il Papa. ‘Si vis pacem para pacem’, parole al vento? Se nelle menti degli europei continuerà l’inarrestabile e roboante campagna di preparazione alla guerra, quale spazio ci sarà per un ritorno alla ragionevolezza, all’incontro e non allo scontro? E sì che la Storia dovrebbe aver insegnato a tutti noi, anche ai guerrafondai che, come dice Papa Francesco, dalla guerra si esce tutti perdenti, altro che vincitori e vinti. Come continueranno ad alimentare la psicosi detenendo imponenti mezzi di condizionamento e di distrazione di massa? Noi di Articolo 21 faremo sentire sempre più alta la nostra voce insieme con le associazioni, i sindacati e gli uomini politici che non smetteranno mai di combattere contro la guerra, contro tutte le guerre.
