La destra ha ormai dismesso ogni velo di pudore e ipocrisia e ha infilato nel già pessimo decreto contro il pensiero critico, altrimenti detto DDL sicurezza, una norma che prevede l’obbligo ,da parte delle aziende pubbliche, di collaborare con i servizi segreti.
Per non lasciare margini al dubbio, la norma prevede che tale obbligo comprenda anche le aziende titolari pubblica concessione.
Tra queste, ma guarda che combinazione, rientrano la Rai e tutte aziende radiotelevisive che trasmettono in regime di concessione.
Ciò significa che i Servizi potrebbero chiedere documentazione relativa a inchieste, interviste, destinazione degli inviati. Perché non farsi dare le documentazioni relative a inchieste sulla Libia, sulle trattative stato mafia, sui neofascisti in Italia e in Europa, per non parlare delle inchieste sulla sicurezza, sui migranti, sulle proteste di magistrati e giornalisti. E’ una norma da Stato di polizia, che che liquida la tutela fonti e fa a pezzi il Media Freedom Act. La norma ha suscitato una vasta indignazione, ma non basta.
Bisognerà scendere in piazza portando Costituzione ed Emfa. Già domani a Trapani, insieme a Libera, ad Articolo 21, al presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Vittorio Di Trapani, all’avvocato Giulio Vasaturo che ha lanciato l’allarme, ci sarà la prima iniziativa pubblica contro bavagli e nuove censure. Lunedì prossimo la consueta assemblea di Articolo 21 si trasformerà in un evento con la partecipazione di europarlamentari e parlamentari, costituzionalisti, legali, associazioni dei giornalisti per valutare modi e forme delle iniziative da assumere. Chiederemo, infine, agli europarlamentari di sollecitare l’avvio di un’ispezione internazionale per accertare le sistematiche violazioni, vedi nomine Rai, di qualsiasi direttiva europea.
