80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Il Testimone di Giustizia è un eretico in questa Italia malata di corruzione

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“Chi è un Testimone di Giustizia?
A questa domanda si possono dare almeno due risposte.
Il TdG è una persona per bene che avendo subito un reato o avendo visto commettere un reato anziché stare zitto per paura o convenienza decide di denunciare, facendo nomi e cognomi, diventando per tanto un testimone d’accusa in processo che concorre, spesso in maniera determinante, alla condanna del criminale. Il TdG spesso per sostenere questa denuncia si espone ad un rischio tale che lo Stato deve tutelarlo attraverso protocolli di sicurezza rigorosi che comprendono l’allontanamento dell’intero nucleo famigliare dalla località d’origine, la rinuncia a lavoro, affetti e relazioni, il cambio delle generalità.
Ma alla domanda si può rispondere anche in un altro modo.
Il TdG è un eretico in questa Italia malata di corruzione, clientelismo e conformismo amorale. Il TdG è una persona che in un momento di grande tensione e preoccupazione per la propria vita sceglie di affidarsi allo Stato, alla legalità per trarne giustizia e protezione. Roba da matti! In una fase storica nella quale viene quotidianamente minato lo Stato di diritto, nella quale con arroganza e spudoratezza si riafferma che l’unico ordine possibile è quello imposto dalla volontà del più forte, il TdG preferisce l’ordine della legalità democratica, contro il prepotente per antonomasia, il mafioso.
La storia di Marco è una storia vera che contiene questa contraddizione. Marco si ribella alla mafia e si affida allo Stato, nonostante ne conosca i limiti. Marco non è un santo, non è un eroe senza macchia e senza paura, Marco è uno come tanti, uno come noi, ed è proprio per questo che la scelta di Marco diventa dirompente per tutti noi, perché Marco fa la cosa giusta, che è anche la cosa più difficile, senza la pretesa di diventare un simbolo, ma con l’urgenza di vivere con dignità, senza paura. Costi quello che costi.
Domani a Bologna comincia il viaggio di questo libro, del quale ringrazino prima di tutto Marco, poi la Casa editrice Einaudi Ragazzi che ha creduto fin dall’inizio in questa nuova “tappa” della nostra collaborazione, quindi Pippo Civati che ha riconosciuto in questa storia, firmandone la prefazione, le tracce di quella etica democratica necessaria, senza la quale le leggi cadono a terra come foglie morte ed infine Paolo Borrometi presidente di Articolo 21 che è a sua volta un testimone di giustizia e che ha accettato con grande generosità di tenere a battesimo questo piccolo, ma ostinato, atto di resistenza civile”.


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