Giornalismo sotto attacco in Italia

Il saluto dell’ANPI all’Assemblea di Articolo 21 (4 marzo 2025)

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Buonasera a questa bellissima sala. Articolo 21 è per l’Associazione nazionale partigiani d’Italia una preziosa compagna di impegno civile ed è un onore portare alla vostra Assemblea il saluto del presidente Gianfranco Pagliarulo e di tutte le iscritte e gli iscritti ANPI. Con gli auguri per il vostro ventitreesimo compleanno, che vuol dire quasi un quarto di secolo di lotte per rispettare il dovere di informare e affermare il diritto di essere informati, sanciti dalla Costituzione, nata dalla Resistenza, e riassunti nel vostro motto.

Permettetemi di ricordare i Caduti affinché esistesse quell’articolo 21, perché mai come oggi la memoria è un ammonimento. Perché quest’anno ricorre l’80° della Liberazione e a dicembre sarà il centenario delle prime leggi fascistissime. Era la Vigilia di Natale quando venne imposta la supremazia del potere esecutivo sul potere legislativo, nemmeno un mese dopo si disponeva che i giornali potevano essere diretti, scritti e stampati solo se il direttore era persona non sgradita al governo, pena l’impossibilità di pubblicare. D’altronde il biennio che portò alla marcia su Roma non era stato costellato di devastazioni delle sedi dei giornali di opposizione? Così il partito fascista aveva diffuso plasticamente il suo violento programma, un partito con la nativa vocazione a un pensiero unico, con un capo che era giornalista, e direttore, e quindi conosceva benissimo il ruolo e l’importanza della stampa. A ruota verranno le norme contro lo sciopero, la soppressione della libertà sindacali e di associazione, il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, l’Ovra. Vent’anni di regime. E la guerra.

In Italia c’è un monumento dedicato alla libertà di stampa, che tutti voi sicuramente conoscete, è a Conselice, Ravenna, dove sulla piazza del paese è installata una “pedalina”, una vecchia macchina a pedale che nel ’43-’44, in una cantina-redazione, era utilizzata per stampare i giornali dell’antifascismo. Un giorno durante l’occupazione, quattro partigiani tipografi, opponendosi alle forze nazifasciste, sacrificarono la vita in difesa della libertà di stampa. Arrestati, torturati e fucilati. Abbiamo ancora un debito con quelle persone. Cadute per informare.

Il giornale che dirigo, il periodico ufficiale dell’ANPI, si chiama “Patria Indipendente”, è nata nel 1952, in piena guerra fredda. Oggi nel nostro piccolo siamo scomodi, “Patria” è esposta agli strali di coloro ai quali proprio non va giù che proviamo a opporci a una riscrittura della storia in funzione politica e nazionalista, né che ci occupiamo delle stragi nere e dei processi, e tantomeno di neofascismo, mentre chi si spaccia per patriota non rispetta neanche il Risorgimento che unì l’Italia, e mette in pericolo le fondamenta della Costituzione e le sue radici che affondano nella cultura dell’antifascismo.

La Costituzione. Un testo straordinariamente esigente e proiettato nel futuro, elaborato affinché durasse nel tempo, secondo il volere dei Padri e delle Madri costituenti. “Presbite” la definì Calamandrei. Dalla nostra Carta prese ispirazione anche la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. E guarda caso, Trump e Musk, la niente affatto strana coppia, il presidente degli Stati Uniti e il padrone di X e Starlink, che si autoimpongono padroni del mondo, vorrebbero far uscire gli States dall’Onu e l’inquilino della Casa Bianca ha già detto che sarà il suo staff a selezionare chi potrà fargli domande e riportare le sue dichiarazioni.

La Costituzione italiana. Anche le Carte europee successive alla nostra hanno pescato a piene mani da quel testo. Eppure da noi la Costituzione non è stata mai pienamente attuata, anzi si è più volte provato a smantellarla. Come ANPI ci siamo sempre opposti, anche quando pochi anni fa uno stravolgimento fu proposto da un governo detto di sinistra. E lo facciamo anche oggi mentre da mesi – ma non è appunto, purtroppo, solo una mira del governo Meloni, anche lei giornalista – si smobilita ulteriormente il ruolo del Parlamento rappresentativo, si attacca la magistratura, con la separazione delle carriere – una declinazione del dividi et impera – e, non bastavano le querele temerarie? si mette per legge il bavaglio ai giornalisti. Alla faccia di quante e quanti di loro sono costrette e costretti a vivere sotto scorta perché minacciati dalla mafia o dall’estrema destra eversiva. Semplicemente per esercitare il dovere di informare e dare a noi tutti, che oltre a essere giornalisti siamo cittadini e lettori, la possibilità di essere informati per scegliere consapevolmente. Come non credo avvenga nell’Ungheria di Orbán, nella Turchia di Erdogan, nella Russia di Putin.

In un mondo sempre più ristretto, sconquassato dalle guerre, se nelle zone di crisi è ovviamente impossibile la libertà di stampa, anche qui in Italia a parlare e scrivere di pace e di rifiuto delle armi per risolvere le controversie internazionali, come detta la Costituzione, si è etichettati come sovversivi, sovversivi per sostenere la sola via di salvezza per l’Europa e il mondo intero.

L’80° della Liberazione è un anno di impegno che ha e avrà più che mai bisogno della generosità di chi sta con Articolo 21, con ANPI e le associazioni e i sindacati della fratellanza democratica. Perché il futuro cammina col passo delle donne e degli uomini. Raccontati da giornaliste e giornalisti. Perché il futuro dell’umanità dipende dall’umanità, cioè anche da noi, così è stato ieri con i partigiani. L’arma che abbiamo oggi? Si chiama Costituzione, un orizzonte di società dalla pace al lavoro, alla libertà di stampa. Perché come 80 anni fa, dopo ogni resistenza c’è una liberazione.

Buon lavoro a tutte e tutti voi. W la Resistenza, W la Liberazione, W la Costituzione, W Articolo 21

Natalia Marino, direttrice Patria Indipendente, componente Comitato nazionale ANPI


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