Non entriamo nel merito della tristissima polemica politica cui stiamo assistendo da giorni. Non è nostra intenzione prestarci a un teatrino strumentale e fuori luogo, utile solo a nascondere limiti e divisioni della maggioranza al cospetto del rivolgimento globale in atto. Preferiamo, invece, concentrarci sul Manifesto di Ventotene, sulla sua bellezza, sulla sua lungimiranza e sull’impatto che ha avuto sulla vita di ciascuna e ciascuno di noi, essendo il preludio della Costituzione, una delle sue principali fonti di ispirazione nonché la matrice della sua natura europeista e del suo carattere aperto al mondo. E per farlo, non c’è personalità migliore di Renata Colorni, figlia di Eugenio Colorni e di Ursula Hirschmann, successivamente moglie di Altiero Spinelli, che ce ne racconta la genesi e gli aspetti meno noti, alcuni dei quali addirittura grotteschi.
Renata Colorni l’europeismo lo ha respirato fin da bambina. E oggi, ci tiene a ribadire l’afflato visionario di quel testo, contro la barbarie che monta, in nome di un’idea di libertà che non muore e non morirà mai.
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