80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Il “lato oscuro” della caccia ai giornalisti in Italia

0 0

La sentenza pubblicata su questo sito https://www.articolo21.org/2025/03/vietato-perquisire-i-giornalisti-la-cassazione-ribadisce-la-tutela-delle-fonti/ ha un enorme rilievo e si colloca nel solco della (illuminante) giurisprudenza di Cassazione che, in più occasioni (a partire dalla nota ed analoga vicenda che ebbe a coinvolgere qualche anno fa anche Marco Lillo), ha ribadito l’inviolabilità delle sedi e delle strumentazioni materiali (telefonini, computer ecc.) dei giornalisti quale modalità operativa per risalire, in violazione delle guarentigie di legge, alle loro fonti. Va detto che la normativa e la giurisprudenza tutelano le dotazioni dei giornalisti nella loro materialità (vietandone ad esempio il sequestro) ma, allo stato, appaiono carenti a fronte della pratica ricorrente che porta l’Autorità giudiziaria ad individuare le fonti giornalistiche attraverso un’attività “invasiva” dei dati sensibili dei cronisti realizzata, sempre più di frequente, non più attraverso l’apprensione materiale dei loro strumenti di lavoro ma attraverso l’acquisizione ad esempio dei loro tabulati telefonici (per cui i PM non devono neanche notificare nulla agli interessati e si rivolgono direttamente ai gestori di telefonia che hanno l’obbligo di collaborare con l’Autorità Giudiziaria). E’ stato così, ad esempio, che la Procura di Roma è riuscita ad individuare la professoressa che ebbe a scattare le foto del senatore Matteo Renzi e del dirigente del DIS Marco Mancini all’autogrill di Fiano Romano e che ebbe a segnalare, da semplice ed attenta cittadina e quale fonte giornalistica, quel singolare episodio (di indubbio interesse pubblico) alla redazione di Report. Va sottolineato che, quando accedono ai tabulati di un giornalistica, l’acquisizione giudiziaria è “a strascico”… nel senso che i PM (e potenzialmente anche il querelante… nel momento in cui gli atti del fascicolo di indagine saranno resi anche a lui accessibili) vengono a conoscenza non solo della fonte specifica dell’inchiesta “incriminata” (nell’esempio di Report… la prof dell’autogrill) ma anche di tutte quelle altre fonti che non c’entrano nulla con la vicenda oggetto di indagine, ma che risultano nei tabulati telefonici dei giornalisti coinvolti nell’inchiesta. Quello della salvaguardia delle fonti giornalistiche a fronte di questa particolare vulnerabilità tecnologica, allo stato assolutamente consentita dalla legge, è il tema che andrà affrontato in futuro.

Per quanto concerne il caso Striano, invece, l’iter investigativo è stato diverso. Si è riusciti a risalire alla fonte giornalistica (Striano) mettendo in collegamento le numerose SOS da lui acquisite presso la DNA e la “contemporanea” pubblicazione sul Domani. In pratica, gli inquirenti – a seguito della denuncia del ministro Crosetto che riguardava sostanzialmente una specifica Segnalazione di Operazioni Sospette – hanno agevolmente riscontrato da chi e quando era stata acquisita quella SOS, risalendo così a Striano. Convocato dagli inquirenti, lo stesso Striano ha immediatamente “confessato” di essere lui il responsabile di quella estrapolazione informativa, pur affermando di aver agito sempre nel rispetto della legge e su ordine del Procuratore della DNA che coordinava il servizio SOS (Laudati).

In pratica è successo questo… come raccontano gli stessi giornalisti del Domani:

https://www.editorialedomani.it/fatti/tutto-quello-che-ce-da-sapere-sul-caso-dossieraggio-che-dossieraggio-non-e-wslhkvxh

I magistrati della Procura di Roma guidata da Francesco Lo Voi aprono un fascicolo e chiedono a Sogei, la società che gestisce i sistemi informatici delle banche dati dell’Agenzia delle Entrate, di capire chi ha avuto accesso alle informazioni patrimoniali di Crosetto.

Sogei individua una rosa di nomi, ma la procura capitolina si concentra su uno: il finanziere Striano, quasi 60 anni, una vita da investigatore antimafia tra Sicilia, Calabria, Campania, e infine collocato a capo dell’unità analisi segnalazioni operazioni sospette della procura nazionale antimafia. A Via Giulia lavora insieme al magistrato Antonio Laudati, responsabile dell’unità Sos. Anche lui viene indagato e per questo motivo le indagini passano a Perugia: la procura guidata da Cantone è quella competente per le inchieste che coinvolgono i magistrati capitolini. Cantone si coordina anche con Francesco Melillo, da maggio 2022 nuovo capo della procura nazionale antimafia al posto di Federico Cafiero De Raho, andato in pensione. Insomma: con riguardo specifico al caso Striano, l’indagine penale è stata orientata, innegabilmente, a ricercare la fonte del Domani ma questa fonte – in questo caso – è stata individuata senza violare, né in modo diretto, né indiretto, gli archivi dei giornalisti del Domani.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.