80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

IAI (intelligenza ad intermittenza)

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Che si tratti di una qualche forma di intelligenza, nutro seri dubbi, però anche forme di vita meno evolute, le classifichiamo appunto con il segno meno, ma riconosciamo loro una coscienza evolutiva.

Mentre non saprei come approcciare le sub-evoluzioni di molti, tanti, troppi (mutanti) il  loro cinismo, la loro indifferenza, la loro violenza.

Sto vedendo un uomo a terra, caricato da tre poliziotti uomini e una quarta donna, con il peso dei loro corpi su di lui, un ginocchio sopra, lo trascinano, lo tirano sull’asfalto, lo ammanettano in pieno giorno e lo portano via, lo rilasceranno più tardi, ed è Gabriele Carchidi, noto giornalista e direttore del blog Iacchite’, che in Calabria si occupa di denunciare, senza troppi timori, politica e malaffare.

L’Ansa Calabria lancerà con quasi due giorni di ritardo la notizia, mentre su Facebook il video ha già fatto grandi giri ed è partita la solidarietà, almeno da tastiera.

La Cgil ha convocato un presidio, giovedì prossimo 27 marzo ore 17,30 davanti alla Prefettura cosentina, per difendere la libertà di stampa e contro ogni intimidazione. 

Carchidi e Iacchite’ ritengono si sia trattato, non di un normale controllo di polizia, ma di un’intimidazione squadrista, per aver pubblicato articoli scomodi.

Fatto sta che il clima di violenza è più percepibile, sembra di non trovare più un argine al dilagare, come se l’esponenzialità di ciò che è possibile fare, alla luce del sole, senza neppure avere remore a muoversi apertamente, stia dando modo di sfogare istinti e pruriti, calcoli e “cunti” per dirla alla calabra.

Iacchite’ lascia intendere che dietro questa aggressione ci sia una faida interna alla polizia, qualcuno che voglia farsi bello agli occhi dei superiori e di una lezione da impartire per far capire che è meglio stare zitti, allinearsi. Si parla di un metodo che si sta estendendo anche ad altre categorie, è stato in primis usato in magistratura, a gestione delle nomine e delle purghe e, ora, tocca alla stampa, dice Di Giorno su Iacchite’.

A me lascia impressionata la violenza verbale e prima ancora mentale a cui assisto, come tutti, giornalmente, in questa terra che sembra essere sempre il laboratorio per eccellenza, l’avamposto del male che da criminale diventa istituzionalizzato.

Una decina di giorni fa hanno inviato un discreto numero tra agenti delle forze dell’ordine e sanitari, per togliere dal centro, dal salotto buono di Reggio Calabria, dal lungomare, non la statua alla memoria dell’onorevole fascista Ciccio Franco, colui che ha contribuito a far fare stragi e centinaia di morti e feriti negli anni settanta, no, la squadra d’assalto aveva cose ben più serie da sbrigare, veniva infatti inviata a braccare un uomo, solo e anziano, toglierlo dalla vetrina buona e spedirlo in TSO, anziché averlo sudicio in centro città a bivaccare, troppo poco chic per la città che gareggiava come città della cultura 2027.

Peccato che lui in centro ci sia stato una vita da imprenditore, noto e stimato e molto generoso a quanto dicono. Anche in questo caso, il video, ha fatto il giro dei social e sono partite le tifoserie, tra chi lo vorrebbe rendere un insetto e chi lo difende perché lo conosceva, a nessuno o pochi viene in mente che la misura adottata risponde a ben altre esigenze, più di passerella che di salute.

Inutile dire che a fine dicembre scorso la Cassazione infatti ha deciso che le modalità dei tso non possono più essere le stesse, medievali e brutali.

Ci sarebbero anche due leggi di iniziativa popolare in tal senso, che necessitano di firme.

Altro che Cassazione, a leggere i commenti su Facebook si accappona la pelle, c’è persino chi invoca la ratio sempre utile dello “anziché spendere i soldi per gli immigrati” curino questa gente molesta. Peccato che non siano mai passati da un TSO, magari avrebbero capito che di cura non c’è l’ombra, né prima, né durante, né dopo trattamenti tanto degradanti ed inutili.

E di diritti non parliamone nemmeno, non è tutelato neppure quello alla difesa minima, alla revoca del provvedimento per mano del sindaco, cosa già prevista dalla legge e di fatto impossibile da applicare, almeno per la persona vittima e abusata.

Quest’uomo, ho letto, era un imprenditore noto, che la sorte ha beffato e che, molti bravi benpensanti e compaesani reggini, hanno sfruttato finché non l’hanno portato sul lastrico. Poi, naturalmente, quando è rimasto senza soldi e disperato, l’hanno abbandonato tutti,  amici e parenti in primis.

E tanto per restare sempre in regione, a giorni a Crotone parte il processo all’ex sindaco di Strongoli, Luigi Arrighi, che in veste di medico è accusato di falso ideologico per aver indotto l’ex sindaco Bruno, a disporre ancora una volta un TSO per un cittadino che, a quanto pare, non necessitava di tanto caritatevole soccorso.

Il caso credo che farà giurisprudenza.

Siamo a un punto in cui, l’intelligenza ad intermittenza è la sola a poter spiegare, a lasciarci sperare che il cortocircuito a cui assistiamo, necessiti solo di aggiornamenti, per una versione più cazzuta, in vista di un salto di specie, altrimenti non mi spiego.

Non mi spiego come si possano indire manifestazioni pro-pace a chi riarma la guerra, non mi spiego come faccia a guidare il Paese chi giura sulla Costituzione, la piccona di continuo e rinnega pure il Manifesto di Ventotene, non mi spiego perché per un giornalista che cerca e dice la verità, preso a calci sulla via, ce ne siano una mandria che tacciono,  non mi spiego perché si intercettino uomini e donne che salvano dal mare, dalla miseria e dal dolore persone in fuga che non hanno altro se non se stesse, non mi spiego perché due e più idioti pompati, in un salotto, decidano i destini della vita di tutti noi e del pianeta.

Non mi spiego, devo avere il software danneggiato, posso solo addebitare tanta pervicace stupidità, solo a dei bachi informatici, anticipatori della intellighenzia a venire.

Solo così posso giustificarci, avere pena per uomini e donne che indossano come soldatini i panni loro assegnati ed eseguono, senza alcuna coscienza, perché non abbiamo più coscienza, non serve averla.

Ci stiamo suicidando in massa.


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