In questi giorni Gianni Rivera è (giustamente) celebrato per il famoso goal del 4 a 3 di Italia-Germania dei campionati mondiali del 1970. Partita divenuta quasi una metafora dello storico rapporto amico-nemico con la terra tedesca. Tuttavia, all’impresa calcistica e alle presenze politiche e civili di Rivera va aggiunta un’altra medaglia. Se, infatti, esiste il Regolamento che assegna i contributi alle emittenti locali, il merito è del “golden boy”. Il Regolamento, con stanziamento di 81 miliardi di vecchie lire in un triennio, fu istituito con la legge del 23 dicembre 1998 n.448 (finanziaria 1999). Era un emendamento predisposto dal ministero delle comunicazioni, di cui ero sottosegretario. Serviva la firma, però, del ministero dell’economia, in particolare del sottosegretario rigoroso ed efficientissimo Piero Giarda, che seguiva i lavori parlamentari. Giarda non voleva firmare e i ritmi velocissimi impressi dal presidente della Camera Violante rendevano ormai prossimo il voto sull’emendamento. Stavo per rassegnarmi, quando si appalesò Rivera, allora sottosegretario. Con lui avevo un buon rapporto, cementato dal fatto che non gli parlavo mai di calcio, avendo capito che ci teneva ad essere ormai una persona diversa. Tuttavia, il mio sguardo divenne una supplica, essendomi ricordato delle simpatie milaniste di Giarda. Così Rivera si avvicinò. E tenne botta alle domande (avevo acceso appositamente il fuoco) del potente (e simpatico) collega dell’economia. Sentii accenni a Chiarugi, forse ad un Milan-Fiorentina (non sono un esperto). Mentre Rivera parlava, dissi a Giarda: “perché non firmi?”. Ed egli appose -coinvolto dai ricordi di Rivera- il suo autografo all’emendamento. Di lì a un attimo Violante lo mise al voto. Passò. Ringraziai Giarda e Rivera, ma soprattutto lo spirito santo laico. Le emittenti erano state finalmente prese in considerazione. Chissà se lo sanno.
