Il 15 aprile 2025 ricorreranno i 130 anni dalla nascita di Corrado Alvaro. Per il suo 130esimo compleanno, i calabresi hanno confezionato un capolavoro: la Prefettura di Reggio Calabria ha disposto lo scioglimento degli organi della Fondazione Corrado Alvaro.
Quello che negli ultimi anni è stato un presidio culturale e punto di riferimento per studiosi, letterati e intellettuali, a San Luca, crolla oggi sotto i colpi di irregolarità gestionali, conti in rosso e soci vicini alle ‘ndrine.
È prontamente iniziata la corsa dei semplificatori, di qua o di là: difesa a spada tratta, condanna senza appello. Dita puntate o piagnistei.
Ma proprio Corrado Alvaro scriveva: «dei Greci, i meridionali hanno preso il loro carattere di mitomani. E inventano favole sulla loro vita che in realtà è disadorna. A chi come me si occupa di dirne i mali e i bisogni, si fa l’accusa di rivelare le piaghe e le miserie, mentre il paesaggio, dicono, è così bello».
E allora invece di inventare favole o farsi accecare dal bel paesaggio, meglio andare a vedere cosa è successo. Come è buona abitudine di chi verità in tasca non ne ha.
Il premio Alvaro non si svolge dal 2017, dal 2022 al 2024 si dichiarano 40 iniziative mai documentate, dei 35 volumi pubblicati dalla Fondazione 28 (16 saggi e 12 volumi) sono opere del suo autore Aldo Maria Morace, i bilanci degli ultimi cinque anni sono tutti in perdita.
E poi ci sono le affinità con le ‘ndrine tra i membri del consiglio di amministrazione della Fondazione:
- Giuseppe Strangio, fratello di “Francesco Strangio alias ‘Ciccio Boutique”, condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso, ritenuto al vertice della ‘ndrina Strangio alias ‘Janchi’, uno dei protagonisti della faida di San Luca che, nel 2007, sfociò nella strage di Duisburg;
- l’avvocata Francesca Giampaolo “legata per vincoli di affinità alla famiglia di ‘ndrangheta Pelle alias ‘Gambazza’ in quanto figlia di Francesco Giampaolo, cognato di Antonio Pelle alias ‘Ntoni Gambazza”, capocrimine fino al 2009, quando morì, Antonio Pelle è stato un elemento di spicco della ‘ndrangheta
- Domenico Vottari in sostituzione di Antonio Strangio, fratello dell’ex rettore del Santuario della Madonna di Polsi, don Pino Strangio che in passato è stato anche vicepresidente della Fondazione Alvaro, condannato, in primo grado, nel processo “Gotha” per concorso esterno in associazione mafiosa, ritenuto dal Tribunale di Reggio Calabria, ‘paciere nei contrasti’ nella prospettiva del funzionamento e rafforzamento dell’organizzazione criminale”.
È sufficiente essere parenti di uno ’ndranghetista per essere ritenuti tali? Certo che no, ma non basta nemmeno a escluderlo.
E basta una condanna in primo grado per ritenere qualcuno uno ’ndranghetista o comunque un affine? Certo che no, ma la Storia giudiziaria di questo paese ci ha insegnato che – specie nei casi di criminalità organizzata – non basta nemmeno a escluderlo.
Il regalo per il suo 130esimo compleanno, Corrado Alvaro lo ha fatto lui a me: ricordare – sempre – i mali e i bisogni, rivelare le piaghe e le miserie, nonostante il paesaggio sia così bello. E nonostante, qualche volta, come in questo caso, sia una Prefettura – e quindi lo Stato che troppe volte chiude gli occhi o guarda strabico – a indicarli.