Si, il punteggio virtuale questa volta è tennistico. Roberto Benigni, uno dei nostri artisti più geniali, ha parlato dell’Europa, di Ventotene, degli Stati Uniti spiegando, senza spocchia e con un linguaggio semplice, quasi elementare, perché bisogna essere europei e l’unico baluardo che abbiamo si chiama Europa. Io queste sue parole non le dimenticherò mai, Von der Layern o no. L’Europa non è questa commissione, l’Europa non è l’estrapolazione indegna di frasi del manifesto di Ventotene fatta dal peggiore presidente del consiglio della storia repubblicana.
Riporto virgolettate le parole di Benigni:” L’Europa è la più grande costruzione politica, sociale economica mai realizzata sul pianeta terra negli ultimi 5 mila anni, rivoluzione silenziosa che cambia il mondo ragionando in pace su ciò che aveva scatenato le guerre, il più sanguinoso conflitto nella storia dell’umanità e ora è la patria dei diritti e il luogo più sicuro al mondo perché si basa su un principio, la pace, una strategia politica ideata e preparata, la visione di un sogno economico e politico di unione. Loro non guardavano alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni. L’esperimento democratico più emozionante e attuale».
Questa è cultura, quella di oscuri personaggi provenienti dalla peggiore storia politica del paese è ignoranza, malafede, voglia di vendetta, livore assoluto. Niente a che vedere con i cittadini, niente a che vedere con la storia.
Benigni non le ha risparmiate a nessuno, con quell’evidente desiderio di dare il suo contributo, cioè quello di un genio, alla salvezza della nostra democrazia antifascista e basata sulla costituzione.
Divulgazione altissima – si pensi al passaggio sulla nascita della nazione americana e a quella dell’Europa – e volontà di non mediare niente, di esporre senza remore, senza titubanze, i dati di fatto.
«Il nazionalismo sta risorgendo ed è guerra, una fede integralista, un’ossessione, una malattia, una fissazione perché si maschera da patriottismo, attenzione. Io sono orgoglioso di essere italiano».
E’ questo che deve fare la cultura contro una casta, quella si, composta da politici che concepiscono la democrazia solo come occupazione del potere e vendetta portata avanti fino alla riscrittura della storia.
Molte generazioni sanno perfettamente cosa ha significato l’Europa, noi che viaggiavamo con passaporti, visti per Londra, controlli durante i lunghissimi tragitti in interrail, il cambio della moneta, la mancanza di qualsiasi opportunità, se avevi soldi di famiglia potevi studiare all’estero o ti dovevi trovare un lavoro da cameriere sul posto. L’Europa non è Von der Layern, l’Europa è anche Erasmus, Schenghen, moneta unica, biglietti dei musei uguali per tutti, l’Europa è solidarietà.
Non tutto fila liscio, il riarmo non ci piace affatto, le decisioni con i veti meno ancora, la mancata mediazione diplomatica per l’Ucraina ci ha fatti imprecare per mesi, tutto vero.
Ma in che cosa possiamo ancora sperare se affossiamo anche l’Europa? E cosa aspettiamo ancora ad indignarci, ma sul serio, come diceva Hessel, di fronte ad un governo che calpesta ogni giorno la democrazia e la storia?