80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Vivere il sogno

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Otto e mezzo. Se questo è un sogno.

Liberamente ispirato al capolavoro di Federico Fellini.

Al Piccolo Teatro della Città di Catania.

Regia di Gisella Calì.

Con: Emanuele Puglia, Egle Doria, Barbara Gallo, Carmen Buffa Calleo, Laura Giordani, Ornella Brunetto, Laura Sfilio, Cindy Cardillo.

Scene e Costumi: Vincenzo La Mendola.

Direttore del Coro e Vocal coach: Iole Patronaggio.

 

Il 17 giugno 2020 su Articolo 21 è apparso un pezzo che reagiva agli osanna per Federico Fellini, per i cent’anni dalla nascita. Per i critici militanti del secolo scorso, il geniale regista offriva diversi elementi controversi. Uno su tutti, l’antica amicizia con Giulio Andreotti, che agì politicamente contro il neorealismo, finanziando un cinema “guelfo e non cristiano”, da cui i suoi amici del tempo di guerra ebbero enormi benefici. Anche con gli Oscar. Recentemente è saltato fuori un lunghissimo carteggio tra Fellini ed Andreotti, che si è protratto anche dopo il rinvio a Giudizio di Belfagor.

A questo aspetto cinefilo si aggiunge un limite mio personale nei confronti del teatro musicale, condividendo la definizione di G.B. Show sulla lirica: “E’ sempre la storia del tenore, che vuol fare all’amore con il soprano, ma il baritono si oppone”. Non lontano si colloca il musical. Gisella Calì riesce in qualcosa per me impossibile: far apprezzare Fellini e il musical. Ma offre molto di più.

Partendo dalla ricostruzione della crisi di Fellini prima di dare il Ciak al film “8 e ½ “ la bravissima regista compone uno spettacolo sapido e corposo (22 scene!) che ricrea più che un’atmosfera, perché riesce a portare il pubblico dentro un’epoca letteralmente leggendaria, quando il cinema italiano era quasi alla pari con l’oltreoceano. Un’epoca che era veramente della “Dolce Vita”.

Gisella forma uno sconvolgente caleidoscopio di vicende correlate e divergenti, un pirandelliano gioco degli specchi dove la crisi esistenziale di Federico è il pretesto per parlare di arte e di noi, spettatori, più o meno accorti, e di loro, il fascinoso mondo circense degli artisti, che giocano nei ruoli chiave di ogni esistenza. Il regista protagonista si confronta e scontra con tante bellissime donne: la moglie, la madre, l’amante, la produttrice, la nave-scuola, la superiora, la rigeneratrice, la musa, la giornalista. La splendida finzione offre riferimenti alla verità della vita di Federico, che era un bugiardo incorreggibile, per cui la sua vita era un susseguirsi di fughe, smarrimenti e tradimenti.

Attori superbi: Emanuele Puglia regge con gran dovizia la scena, immedesimandoci nel genio felliniano; Egle Doria calibra perfettamente un ruolo di moglie, complice e nemica; Barbara Gallo, con i suoi esatti tempi scenici, ci ricorda che dietro ogni genio c’è una donna: a volte la madre, purtroppo; Carmen Buffa Calleo impersona con eleganza il potere economico, unito a quello della sensualità; Laura Giordani straordinariamente credibile, in tre ruoli convergenti e contrapposti, che rende con esatta misura; Ornella Brunetto dipinge, con la splendida voce, l’impersonificazione del sogno del titolo; Laura Sfilio coglie ambiguamente tutte le contraddizioni e sfumature del destino dell’”altra”; Cindy Cardillo offre con sagacia un impossibile appiglio alla realtà.

Il tutto con musiche e balli; movimenti e costumi eleganti, che in modo straordinario ci avvolgono sensualmente per farci, letteralmente, vivere il sogno. La scena di Vincenzo La Mendola si presta alla perfezione dell’ingranaggio, che raccorda con millimetrica precisione la realtà onirica.

Alla fine, il vecchio cinefilo perdona l’arroganza felliniana, di cominciare un film senza sceneggiatura e senza titolo; titolo che fu dato contando le sue precedenti opere, che erano sette e un episodio, per cui il nuovo film avrebbe avuto il numero del titolo: OTTO E MEZZO, appunto.


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