La comunità scientifica svizzera e internazionale osserva con orrore e sgomento gli attacchi senza precedenti e sistematici portati avanti dalla nuova amministrazione Trump contro la ricerca negli Stati Uniti. Nelle ultime settimane, decine di migliaia di scienziati sono stati licenziati, i finanziamenti essenziali sono stati brutalmente tagliati e interi settori della ricerca sono stati chiusi dal nuovo governo, il tutto condito da una retorica vendicativa e da una crudeltà deliberata volta a infliggere quanta più sofferenza possibile. Il National Institutes of Health (NIH), che finanzia la ricerca biomedica, ha improvvisamente sospeso i pagamenti delle sovvenzioni, lasciando molti colleghi senza stipendio e portando al licenziamento di oltre 1.000 dipendenti. La National Science Foundation (NSF) ha visto i suoi budget tagliati di oltre il 60% e progetti scientifici fondamentali come lo studio degli ecosistemi o la prevenzione delle pandemie sono ora compromessi o del tutto sospesi. Grandi database demografici, epidemiologici e sui cambiamenti climatici, precedentemente utilizzati da migliaia di ricercatori per il loro lavoro scientifico, sono stati rimossi dalla rete e ora sono inaccessibili.
Ogni studio sulle discriminazioni e sulle disuguaglianze sociali è stato formalmente vietato all’interno degli enti di ricerca pubblici, ma anche nei lavori accademici che dipendono da finanziamenti pubblici, con la minaccia di tagliare i sussidi alle università che li ospitano. Elenchi grotteschi di decine di parole proibite, degni di 1984 e derivati direttamente dall’immaginario neofascista, vengono decretati dall’alto dal potere politico: “riscaldamento globale”, “LGBT”, “genere”, ma anche “pregiudizio”, “inclusione” o addirittura “diversità”, e persino “socioeconomico”, “disabile”, “donna” e “anziano” devono così essere cancellati dalla produzione scientifica. Ai ricercatori di agenzie governative come i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), trattati come nemici dello Stato, viene ordinato di ritrattare i loro articoli già scritti e inviati alle riviste scientifiche se contengono anche una sola di queste parole, in modo da eliminarli. Trasformato in un capro espiatorio per le difficoltà economiche della popolazione, un elenco di numerosi progetti improvvisamente ritirati dalla NSF viene cinicamente pubblicato e allegramente sottoposto alla condanna popolare con l’assurda motivazione che “promuovevano diversità, uguaglianza e inclusione o promuovevano la propaganda neo-marxista della guerra di classe” ( sic ).
Stiamo assistendo a un improvviso crollo dell’ordine costituzionale che diversi eminenti specialisti di regimi autoritari analizzano come l’inizio di un colpo di stato. La violenta repressione che l’accompagna mira a soffocare ogni voce critica o semplicemente autonoma, nella comunità scientifica come in tutti i settori dello Stato federale e delle istituzioni che da esso dipendono. Questi attacchi di autoproclamato sadismo non solo costituiscono una minaccia diretta per centinaia di migliaia di colleghi americani: sottoponendo direttamente il loro lavoro a una polizia politica centralizzata con richieste deliranti, mettono a repentaglio la capacità stessa degli Stati Uniti di produrre conoscenza libera e indipendente, essenziale per una vita democratica illuminata.
In Svizzera, sebbene questi eventi senza precedenti possano sembrare lontani, non devono essere percepiti come una minaccia astratta. L’attuale clima globale sta assistendo a un aumento di attacchi simili, alimentati dalla disinformazione e dal crescente desiderio di controllo politico sulla produzione scientifica. Di fronte a ciò, il silenzio o l’indifferenza equivarrebbero ad avallare una preoccupante deriva verso un oscurantismo autoritario generalizzato.
Il Collettivo per la libertà accademica, la democrazia e la solidarietà (CLADS) esprime la sua piena e incondizionata solidarietà a tutti i ricercatori degli Stati Uniti colpiti da questa campagna di annientamento scientifico e licenziamenti di massa. CLADS sostiene inoltre pienamente la giornata Stand Up for Science organizzata il 7 marzo negli Stati Uniti e in tutto il mondo per difendere la libertà accademica e chiede un’ampia mobilitazione a sostegno dei colleghi americani e della libera ricerca. Invitiamo tutte le istituzioni accademiche e scientifiche svizzere, nonché i nostri colleghi europei e internazionali, a prendere una posizione chiara contro questa offensiva senza precedenti. È fondamentale che le nostre voci, unite e ferme, ci ricordino che senza libertà accademica non è possibile alcuna democrazia.