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Il consigliere diplomatico non ricorda, imbarazzante escussione al processo Regeni

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E’ una verità evidente anche se sta emergendo lentamente, con i tempi di un processo italiano. Il dibattimento davanti alla Corte d’Assise di Roma per  la morte in Egitto del ricercatore Giulio Regeni ieri ha vissuto un’altra tappa importante. Escusso come teste l’ex premier Giuseppe Conte che ha detto: “Dal presidente Al Sisi, rispetto a una apparente disponibilità a parole non c’è stata una fattiva collaborazione. Ho avuto negli anni alla presidenza del Consiglio diversi incontri con Al Sisi e ho sempre rappresentato l’istanza di accertare la verità dei fatti, una condizione per noi imprescindibile”. Nel processo come si sa sono imputati quattro 007 del governo egiziano, il generale Tariq Sabir, e gli ufficiali Athar Kamal, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdel Sharif, accusati del sequestro e dell’uccisione del ricercatore friulano. Nessuno di loro è mai stato in aula e si sono sottratti a regolare notifica, vengono assistiti da avvocati nominati d’ufficio. Anche in questa udienza si è rinnovata la scorta mediatica per Giulio e Articolo 21 era presente con il coordinatore nazionale dei presidi di Articolo 21, Giuseppe Giulietti. Deludenti le dichiarazioni di un altro dei testi sentiti ieri, Armando Varricchio, ex consigliere diplomatico di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Ha fornite molte, troppe, risposte evasive e ha detto di non ricordare se ha chiamato o meno Matteo Renzi per informarlo del fatto che richiedeva “massima attenzione”. C’era un cablo inviato dall’ambasciatore al Cairo, ma Renzi ha affermato di essere stato informato il 31 di gennaio del 2016. L’ambasciatore al Cairo aveva attivato ii canali di intelligence la notte della sparizione. Renzi ha detto di aver saputo dalla Farnesina che era accaduto qualcosa di grave solo il 31 gennaio. Rispondendo alle domande in aula Varricchio ha detto: “Se ho avvertito Renzi dopo la nota del 28? No, mi risulta che il 31 fu informato da Gentiloni”. Gli è stato inoltre chiesto se ci fosse stati un tentativo di chiamare Al Sisi e la risposta è stata: “Francamente non ricordo”. E ha detto di non ricordare nemmeno se ha chiamato in quei giorni l’ambasciatore italiano al Cairo.
“Ci attendevamo certamente maggiore chiarezza, resta la sensazione che pur essendoci stata la massima allerta da parte della Farnesina, degli ambasciatori Massari e Bonvicini, e dell’intelligence, fin dal primo momento questa allerta non è stata comunicata in tempo al presidente del Consiglio”, ha detto al termine dell’udienza la legale della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini. Che ha anche aggiunto: “Abbiamo sentito il presidente del Consiglio dire ‘Se lo avessi saputo prima…, queste parole per noi sono dei macigni, e oggi abbiamo sentito una delle persone che avrebbe potuto dirglielo prima e che non lo ha fatto. Riascoltando le parole del presidente Matteo Renzi fa particolarmente male l’idea che le carte potevano essere passate e le notizie potevano essere dette. Erano tutti nello stesso palazzo ed è dolorosissimo che la mancata comunicazione di questa allerta altissima sulla sparizione di Giulio possa essere una componente della tragica fine. Sappiamo benissimo che le responsabilità sono in Egitto e chi ha preso torturato e ucciso Giulio sta lì, però oggi abbiamo ascoltato una testimonianza imbarazzata e imbarazzante”.


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