L’Associazione Articolo 21 ha partecipato, tramite la responsabile legalità, Graziella Di Mambro, alle audizioni del Directorate-General for Justice & Consumers della Commissione Europea finalizzate a redigere il prossimo rapporto sullo stato di diritto dell’Unione Europea, nella parte riferita alla libertà dei giornalisti. Il rapporto 2025 sarà pubblicato tra la seconda metà di giugno e la prima di luglio prossimi.
Riportiamo di seguito un riassunto scritto consegnati ai delegati del Dipartimento Giustizia. Gli elementi sottolineati sono due: la mancata applicazione delle raccomandazioni già contenute nel rapporto 2024 e inerenti l’autonomia della tv pubblica, la mancata approvazione della riforma della diffamazione e, al contempo, l’applicazione di leggi che limitano ulteriormente la libertà di stampa. Articolo 21 ritiene che ciò impatti direttamente sul diritto ad essere informati e ha portato esempi concreti della diminutio sulla quantità e qualità delle notizie che arrivano ai cittadini, prendendo l’impegno ad integrarli entro maggio con ulteriori esempi. All’audizione cui era presente Articolo 21 sono stati sentiti anche il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e Ossigeno per l’informazione.
Di seguito il dossier che abbiamo depositato in forma di risposta ai quesiti formulati dal Dipartimento
1)Quali sono, a suo avviso, i principali problemi riguardanti la situazione dei giornalisti in Italia, in particolare per quanto riguarda la loro sicurezza e indipendenza? Come valuta le misure adottate dalle autorità nazionali in questo senso? C’è bisogno di nuove misure legislative o amministrative?
La principale preoccupazione per l’attuale condizione dei giornalisti italiani è il pressing delle azioni legali che si presenta ogni volta che un giornalista affronta casi difficili o inchieste che riguardano la politica, l’economia e le pubbliche amministrazioni. Ciò si aggrava quando il giornalista è freelance. E’ una situazione che incide sulla percezione di sicurezza del giornalista, il quale, davanti alla minaccia di denunce, si sente più debole. Ma ciò è anche un problema per l’indipendenza del singolo giornalista e di tutta l’informazione, un giornalista minacciato scriverà meno di quanto potrebbe, si autolimiterà poiché non è sicuro, ad oggi, di potersi difendere adeguatamente dalle accuse anche qualora fossero infondate.
2)Qual è la tua opinione sul caso Paragon e sul modo in cui è stato affrontato dalle autorità?
L’uso dello spyware Paragon sui giornalisti, in specie su Francesco Cancellato, è un’azione illecita, vietata per legge. Ciò che è più grave è che non vi è stata chiarezza da parte del Governo che, va ricordato, è l’unico soggetto legittimato a comprare ed eventualmente usare (nei casi consentiti) il sistema Paragon. Secondo la legge italiana quel sistema può essere applicato dalla magistratura solo su persone sospettate di terrorismo internazionale o attacco ai poteri dello Stato, dunque Cancellato è un terrorista internazionale? Se non lo ha spiato la magistratura, lo hanno fatto i servizi segreti ma il Governo lo ha negato. Inoltre potrebbero esserci stati altri giornalisti spiati e n on lo sappiamo.
Dalla pubblicazione del Rapporto 2024, ci sono stati ulteriori sviluppi che vorrebbe evidenziare in relazione all’indipendenza della RAI e al suo finanziamento? Siete a conoscenza di iniziative, intraprese o previste, per dare seguito alla raccomandazione formulata all’Italia nel Rapporto 2024 riguardante i media di servizio pubblico, e quali sono le vostre opinioni al riguardo?
No, non mi risulta che vi sia stato dato seguito.
Più nel dettaglio, che cosa pensa della circolare dell’amministratore delegato della RAI che annuncia la designazione dei direttori editoriali di tutti i programmi dell’emittente, accolta con forti critiche soprattutto da uno del Sindacato dei giornalisti RAI in quanto tentativo di limitare l’autonomia editoriale delle redazioni dei programmi?
“La Rai è stata già molto colpita da ingerenze sui programmi e l’informazione. Pertanto l’introduzione di un ulteriore “filtro” è molto preoccupante per un servizio pubblico che dovrebbe essere indipendente nella narrazione dei fatti. Di recente c’è stata addirittura la diffusione di una notizia falsa circa l’assoluzione di un membro di Governo (il sottosegretario alla Giustizia Delmastro), dato per assolto, in realtà è stato condannato!
Qual è il suo giudizio sullo stato di attuazione della raccomandazione sulla riforma del regime della diffamazione formulata all’Italia nel Rapporto 2024 sullo Stato di diritto? In particolare, siete a conoscenza di eventuali misure adottate per adeguare la riforma al fine di proteggere la libertà di stampa e mitigare i rischi di effetti dissuasivi sui giornalisti?
Nessun passo avanti. Anzi si è acuito il problema delle denunce temerarie infondate e si è ristretta la possibilità dei giornalisti di accedere ad atti giudiziari ed amministrativi per fare il loro lavoro di racconto dei fatti. Il problema è diventato preoccupante nella cronaca giudiziaria, ciò per svariate ragioni che riguardano la realtà dell’Italia, dove le notizie principali di cronaca sono di tre tipi: corruzione, criminalità organizzata ed evasione fiscale e molto spesso rientrano nello stesso procedimento giudiziario. Raccontare al pubblico questo tipo di notizie è scomodo e quindi si è scelto di vietarlo del tutto. Attualmente la quasi totalità delle notizie di cronaca sono frutto di violazione di legge, ossia Decreto Cartabia e Legge Costa.
Che cosa pensa del Protocollo d’intesa firmato a Milano nel dicembre 2024 sulla diffusione delle informazioni sui procedimenti penali? Ritiene che replicare accordi simili potrebbe garantire nella pratica una migliore protezione dell’accesso alle informazioni?
Sì, è possibile, bisognerebbe arrivare a riconoscere al giornalista un ruolo nelle procedure giudiziarie, il ruolo di informare che è un interesse pubblico e come tale il giornalista dovrebbe poter accedere agli atti ai soli fini della divulgazione delle notizie di interesse rilevante comune.
Potrebbe fornirci informazioni sulle tendenze e le questioni relative alle condizioni di lavoro dei giornalisti, compresi i freelance, e sulla situazione economica dell’industria dei media, in particolare nei settori regionali e locali?
Manca una legge organica che più volte i giornalisti e gli organismi di rappresentanza hanno proposto, soprattutto per quanto concerne l’equo compenso. Quella dei giornalisti italiani è una condizione di “povertà”, soprattutto tra i più giovani che hanno contratti precari o sono collaboratori esterni alle redazioni.
Nei vostri interventi avete ribadito le preoccupazioni sul regime di accesso all’informazione in seguito all’adozione della legge Nordio e dell’emendamento Costa. Potrebbe indicare se e in che misura le leggi adottate hanno tenuto conto delle Sue preoccupazioni? Potresti anche fornire informazioni, inclusi esempi o casi pratici, su come questo nuovo regime sta influenzando le attività di rendicontazione?
Le recenti riforme legislative non stanno incidendo solo sul lavoro dei giornalisti italiani ma stanno modificando la quantità e la qualità delle notizie che arrivano ai lettori, ai fruitori dell’informazione. Ossia: c’è meno informazione ed è meno puntuale. Riporto a seguire alcuni esempi pratici a tale proposito.
1) Il 26 ottobre 2024 un operaio marocchino al lavoro in un cantiere dell’A1, a Firenze, è morto dopo essere stato travolto da un’auto. La notizia non è stata divulgata dalla Procura competente ed è stata comunicata ai giornalisti dai sindacati.
2) Il 25 agosto 2024 il Corriere del Veneto ha pubblicato la notizia dell’arresto di uomo per femminicidio avvenuto un anno prima e fatto passare inizialmente per suicidio. La Procura di Padova non aveva divulgato la notizia.
3) La Procura di Firenze ha eseguito una perquisizione a carico del giornalista che aveva pubblicato una notizia relativa al suicidio di un’allieva della Scuola Marescialli di Firenze, notizia non divulgata dalla Procura competente.
Le attuali leggi stanno causando una grave lesione del diritto all’informazione in Italia.