“Scriveremo ogni giorno a supporto e in difesa di due pilastri: le libertà personali e il libero mercato. Ci occuperemo anche degli altri argomenti, certo, ma i punti di vista opposti a questi pilastri lasceremo che siano pubblicati altrove”. Così parlò, anzi scrisse su X (l’amplificatore del pensiero trumpiano nelle mani di Elon Musk) Jeff Bezos, multimiliardario patron di Amazon e, ahinoi, proprietario del Washington Post, il giornale che fu della grande editrice Katharine Graham, ai tempi della rivelazione dei Pentagon Papers e del disvelamento dello scandalo Watergate ad opera di Woodward e Bernstein, il tempio del giornalismo americano e mondiale, punto di riferimento per chiunque credesse in una certa idea di democrazia.
Vedete, anche noi che non abbiamo mai avuto il mito degli Stati Uniti, avendo ben presenti le loro contraddizioni, ci siamo sempre detti che, per quanto riguarda l’informazione, fossero all’avanguardia. È stato così fino a qualche decennio fa, diciamo fino al 2001, quando l’America è cambiata per sempre e il mondo al seguito. Eppure, fino a tempi recenti, nonostante tutto, a quella certa idea di democrazia abbiamo continuato ad aggrapparci, provando a crederci al di là di ogni evidenza. Ora non più. Ora è evidente che l’America che abbiamo conosciuto dal dopoguerra in poi, con i suoi innumerevoli limiti ma anche con i suoi non pochi pregi, non esista più. Non esiste più la divisione dei poteri, non esiste più l’indipendenza dell’informazione, non esiste più il Quarto potere, non esiste più il rifiuto del conflitto d’interessi; insomma, non esistono più i capisaldi della democrazia liberale, di cui per tanti anni gli Stati Uniti sono stati, almeno a parole, gli alfieri.
È doloroso doverlo ammettere, com’è doloroso dover prendere atto che uno dei più importanti quotidiani al mondo abbia smarrito la sua funzione, al punto che David Shipley, il responsabile della pagina degli editoriali, ha rassegnato le dimissioni, non riconoscendosi in una richiesta di carattere padronale, dal palese intento censorio, che sa di allineamento al nuovo Statuto del mondo in cui gli oligarchi dettano legge e la politica è presa in ostaggio, espropriando di fatto la cittadinanza di ogni diritto.
Sia chiaro, dunque, che il crepuscolo del Washington Post è il crepuscolo dell’Occidente e, con esso, della democrazia. È il futuro che ci attende: non solo distopico ma del tutto anti-democratico. Nel silenzio di troppi che ancora non hanno capito, o fingono di non capire, che dopo questa presidenza nulla sarà più come prima e nulla, di sicuro, sarà migliore.