A pochi giorni dalla liberazione della nostra Cecilia Sala dal terribile carcere di Evin, Azar Nafisi, l’autrice di “Leggere Lolita a Teheran”, bestseller mondiale da cui, di recente, è stato tratto il film diretto da Eran Riklis, riflette con noi sul dramma di Cecilia e di tutte e tutti coloro che sono ancora rinchiusi in quell’inferno, per poi ripercorrere la sua storia fatta di passione e coraggio. Anche se vive negli Stati Uniti dal ’97, infatti, il suo cuore è rimasto in Iran, dove il regime è sempre più feroce e repressivo ma, per fortuna, si è diffuso un vento del cambiamento, in particolare dopo l’omicidio della giovane Mahsa Amini nel settembre del ’22, ad opera della Polizia morale, che prima o poi – ne è convinta Azar – porterà alla caduta del regime degli ayatollah.
“Togliersi il velo e manifestare è una presa di coscienza, una rivoluzione straordinaria, un cambiamento che ha modificato l’immaginario simbolico, politico e del costume iraniano”. “Senza vita – aggiunge – non c’è libertà” e questo è il senso stesso del movimento Donna, Vita, Libertà che ha portato alla ribalta mondiale una nuova generazione partigiana. Non a caso, in conclusione, ci ha tenuto a ricordare che il suo autore italiano preferito è Primo Levi, alla vigilia dell’ottantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz.
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