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Per la Todde garantisti a corrente alternata             

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Non se ne sentiva bisogno di conferma, né alcuno l’aveva chiesta, ma per l’ennesima volta la destra italiana dimostra la propria inadeguatezza a comportarsi da forza politica che guarda all’interesse del Paese, non alla propria bottega. La conferma viene dalla vicenda che vede coinvolta la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde. La contestazione che le è stata mossa dall’ufficio della Corte d’Appello di Cagliari che ha analizzato le rendicontazioni di spese elettorali presentate dai consiglieri regionali eletti sostiene che sono state commesse sei diverse irregolarità per cui a giudizio di quel collegio giudicante va dichiarata decaduta dallo stesso Consiglio Regionale. Irregolarità che secondo i difensori della Todde non sono state commesse ma che comunque saranno valutate dal tribunale al quale la presidente ha deciso di rivolgersi impugnando il provvedimento, per il quale le è stata già comminata una multa di 40 mila euro.

Quindi tutto ancora da valutare, dimostrare, mentre documenti alla mano alcuni costituzionalisti hanno già affermato che c’è comunque un’enorme disparità tra quanto viene contestato e la dichiarazione di decadenza.

Una forza politica seria, non necessariamente garantista, userebbe molta prudenza nelle valutazioni e nelle dichiarazioni. Invece, dimostrando di andare a corrente alternata con il suo garantismo, la destra si è affrettata a chiedere le dimissioni immediate della Todde. Ma è interessante anche sottolineare che la richiesta viene anche da  una schiera di inquisiti, condannati, sparatori, bancarottieri, pervicacemente rimasti al loro posto nell’applicazione di una doppia morale offensiva per tutta la politica.

Inutile ricordare quante alzate di scudi si sono levate attorno a esponenti di destra finiti pesantemente sotto osservazione da parte della magistratura, al grido: ‘Non è la magistratura che detta l’agenda politica’. E qui urge ricordare che una delle vittime più sacrificali della doppia morale fu nel 2013 Josefa Idem, ministra del governo Letta che dovette dimettersi dopo soli tre mesi perché non aveva pagato per intero una quota Ici.

Ma l’interesse di bottega, dicevo all’inizio, è ben più forte dell’interesse collettivo. Le grida della destra, se accolte, cosa comporterebbero? Le dimissioni dell’intero Consiglio con un blocco per mesi dell’azione di governo in una regione come la Sardegna che ha ereditato disastri economici, sociali, sanitari proprio dal precedente governo sardo-leghista. Non sarebbe meglio, politicamente, concorrere a sistemare i guasti, invece di sperare e operare perché si accentuino?


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