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Nella sentenza su Gilberto Cavallini c’è anche la cattiva coscienza di una parte del giornalismo italiano

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In una mattina qualunque di riflessione su dove può andare a finire la democrazia italiana, dentro un consesso perlopiù composto da giornalisti, un avvocato riconduce tutti alla realtà, che è fatta di tasselli in cui trova spazio la consapevolezza del passato, specie quello più oscuro: la strage di Bologna. Giulio Vasaturo commenta la sentenza passata in giudicato a carico di Gilberto Cavallini e ci ricorda che essa è uno spartiacque. Il verdetto con cui la Corte di Cassazione a metà gennaio ha rigettato il ricorso, confermando la sentenza di secondo grado, cristallizza una verità a lungo negata e oggetto di depistaggi, come sempre nelle peggiori stragi italiane e quella della stazione di Bologna è stata la peggiore tra  le peggiori. Cosa c’entra il giornalismo? “Diamo atto al giornalismo d’inchiesta che ha contribuito all’accertamento della verità giudiziaria che ora c’è ed è non più confutabile. – ha detto l’avvocato Vasaturo – Fu una strage politica e non c’entrano niente le piste straniere che pure tante volte si è cercato di tirare in ballo. E  fu una strage che non vide coinvolti solo i Nar ma anche altri gruppi di estrema destra dell’epoca, legati ai servizi segreti deviati e manovrati dai vertici della P2. E come va dato atto ai tanti giornalisti italiani che non hanno mai smesso di aggiungere tasselli per arrivare a questa verità, così non si può sorvolare sul fatto che alcuni giornalisti hanno fatto da sponda ai Servizi deviati, contribuendo, ahinoi, a ritardare l’accertamento della verità”. E’ dura sentirselo dire ma è tutto in quella sentenza, la cattiva coscienza di una parte (minimale, ovvio) del giornalismo italiano non voleva la verità su Bologna perché essa era scomoda per gli autori materiali e, ancor più, per fiancheggiatori e gli ispiratori. Un filo nero ha sconvolto l’Italia in quegli anni e se è vero il motto dei garantisti di ieri e di oggi circa la credibilità del solo giudizio di terzo grado e del solo contenuto delle sentenze, bene questa volta ce lo abbiamo.
Leggere la sentenza di Gilberto Cavallini è un pugno allo stomaco per qualunque cittadino che creda di stare in una democrazia e abbia fiducia nella Costituzione ma è innegabilmente, ha ragione l’avvocato Vasaturo, lo specchio della cattiva coscienza di una parte del giornalismo italiano.

 

Ricordiamo in modo riassuntivo che  Gilberto Cavallini è stato riconosciuto colpevole di concorso nel reato di strage in relazione all’esplosione dell’ordigno che il 2 agosto 1980 devastò una sala d’attesa della stazione ferroviaria di Bologna, causando la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200.
In specie Cavallini è stato condannato per aver aver offerto un contributo sul piano logistico e organizzativo, nella consapevolezza del disegno stragistico, ad altri membri dei Nuclei Armati Rivoluzionari, vale a dire Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, tutti già condannati con sentenza irrevocabile come esecutori materiali della strage.

Qui il pdf integrale della sentenza

file:///C:/Users/grazi/Downloads/corte%20assise%20bologna%20sentenza%20Cavallini%20strage%20bologna.pdf


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