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La libertà di informazione non ha nulla a che vedere con il diritto alla diffamazione

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La famiglia di Cecilia Sala ha chiesto ai media il silenzio stampa o meglio ha chiesto di rispettare la trattativa in corso e di non interferire con ricostruzioni e scenari che potrebbero turbare la difficilissima azione diplomatica in atto.
Naturalmente ciascun giornale e ciascuna redazione esprimeranno liberamente il proprio punto di vista, ma sarebbe sbagliato ignorare un appello che arriva direttamente dalla famiglia di Cecilia.
Questa, peraltro, è stata la posizione assunta sin dal primo momento dalla redazione di Articolo21.
Sarebbe invece sbagliato confondere il silenzio stampa con il legittimo desiderio di milioni di cittadine e di cittadini di far sentire solidarietà e vicinanza e di trovare il modo di reclamare #freececiliasala.
Per queste ragioni l’associazione Articolo 21 aderirà solo a iniziative che si ispireranno alle parole pronunciate dal presidente Mattarella, nel discorso di fine anno, laddove ha reclamato  la liberazione di Cecilia Sala e ha difeso la libertà di informazione.
Segnaliamo infine che, persino in questi giorni, sui social non mancano  gli squadristi, i manganellatori, quelli che per ottenere un briciolo di popolarità, si dedicano ad aggredire e a diffamare Cecilia e i suoi familiari.
Questa feccia ben rappresenta il triste spirito dei tempi.
Non sono i martiri del libero pensiero, gli eredi di Giordano Bruno, ma più semplicemente i guardiani dei gulag e dei lager.
La libertà di informazione non ha nulla a che vedere con il diritto alla diffamazione, all’aggressione, tanto più nei confronti di sta sta trascorrendo ore drammatiche in una delle peggiori carceri iraniane.


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