Francesco Stella, operaio di 38 anni è morto sul lavoro stamani, per essere caduto da un’impalcatura da un’altezza di circa 6 metri, in un’azienda di profilati, a Lamezia termine.
È il primo morto sul lavoro del 2025.
E pensare che c’è chi chiama, ancora, questi lavoratori, che purtroppo non ci sono più, con il termine assurdo e ipocrita “morti bianche“.
Che poi non c’è proprio nulla di bianco in una morte sul lavoro.
È la prima vittima sul lavoro di quest’anno, ma purtroppo non sarà neppure l’ultima.
I morti sul lavoro non sono numeri, ma sono persone.
Ma invece c’è chi parla sempre e solo di numeri quando accadono queste tragedie.
È un bollettino di guerra sul lavoro, che purtroppo non conosce sosta.
Occorrono interventi concreti, per far si che questa mattanza quotidiana si riduca drasticamente.
Come ha detto il Presidente della Repubblica nel suo discorso di fine anno “Non possono più bastare parole di sdegno, occorre agire con responsabilità e severità“.
Purtroppo ad ogni tragedia sul lavoro, si ripete il solito disco, frasi di circostanza o come vengono definite “lacrime di coccodrillo”, condoglianze e non cambia mai nulla, fino alla prossima tragedia sul lavoro.
Invece c’è chi rimane e sono famiglie distrutte dal dolore, che spesso per avere giustizia, devono sopportare udienze infinite, che purtroppo, molto spesso, non portano a condanne o portano a condanne troppo lievi, o peggio ad archiviazioni o ad assoluzioni.
Figli, figlie, che rimangono senza una madre o un padre.
O genitori, che rimangono senza un figlio o una figlia.
Come trovare la forza di andare avanti, dopo tragedie simili, quando non riesci neppure ad avere giustizia?
L’articolo 41 della Costituzione Italiana dice:
“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”
Come mai, allora, le morti sul lavoro continuano ad accadere?
Dovremmo essere tutti profondamente indignati, quando nel 2025 accadono delle tragedie sul lavoro, ma non mi sembra sia così.
Un Paese civile non può permettersi tutte queste morti sul lavoro!
In Italia, ogni volta, c’è sempre un’emergenza che viene prima della salute e sicurezza sul lavoro.
Quando la salute e sicurezza sul lavoro dovrebbe essere al primo posto, nell’agenda di qualsiasi partito politico.
È chiaro che per il rispetto delle legge per la sicurezza sul lavoro ci vogliono controlli, tanti controlli.
I controlli, purtroppo, spesso, arrivano già a tragedia avvenuta.
Perché manca il personale ispettivo.
E allora perché non incrementare in modo forte il personale ispettivo?
C’era il bisogno di dare un mano anche ad un altro ente come l’Ispettorato Nazionale del lavoro, i controlli per la sicurezza sul lavoro?
O era meglio incrementare il personale ispettivo delle Asl, che con i loro tecnici della prevenzione, svolgono questo lavoro da oltre 40 anni?
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