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Contro la Todde una bomba o una velenosa bolla di sapone?

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Incompetenza, approssimazione o malafede? È questo il dubbio che fa nascere la decisione presa dal Collegio elettorale di Garanzia presso la Corte d’Appello di Cagliari con la quale è stata chiesta la decadenza di Alessandra Todde da consigliera regionale e, quindi, da Presidente della Regione Sardegna per una errata rendicontazione delle spese elettorali. Alla luce di quanto sta emergendo dall’analisi della situazione che stano facendo giuristi e l’organismo del Consiglio a cui è affidato il compito di verificare la regolarità delle elezioni dei consiglieri, pare proprio che la bomba devastante scagliata contro Alessandro Todde si stia rivelando solo una bolla di sapone, anche se molto velenosa. Vediamo per quante diverse ragioni.  La prima. La Todde non era candidata come consigliera regionale, ma direttamente come presidente della coalizione. Quindi a che titolo viene giudicata come consigliera? E in nome di cosa viene dichiarata decaduta?  La seconda. Questi i soli due casi nei quali è prevista, in legge, la decadenza: la mancata presentazione del rendiconto; il superamento del limite di spese consentite. Nessuno dei due casi riguarda la Todde, comunque la si consideri. Qualunque altra valutazione di eventuali errori od omissioni non prevede in alcun caso la decadenza.  La terza. Ma allora, se la legge per come è stata concepita non si applica alla presidente, perché è stata presa quella decisione?  La Quarta. E comunque, in nome di cosa proporre un provvedimento di un’enorme sproporzione – con una pesantissima ricaduta politica in grado di invalidare la volontà popolare dei sardi – rispetto alla violazione della normativa per la quale, peraltro, è stata applicata un’onerosa sanzione?  Da questa ultima considerazione parte quella che sembra essere la prima risposta di Alessandra Todde all’inusitato attacco al quale è stata sottoposta: ricorrerà al giudice civile per la revoca di una sanzione che non poteva esserle comminata proprio perché ha agito da candidata alla Presidenza e non al Consiglio. In conseguenza di tutto ciò è molto probabile che il Consiglio Regionale non sarà chiamato a pronunciarsi in assemblea sul futuro di Alessandra Todde Presidente.  Una bolla di sapone, dicevo, ma terribilmente velenosa, perché ha innescato un’ignobile canea da parte di molti che avrebbero fatto meglio a tacere: dai debitori di 49 milioni allo Stato, ad inquisiti, bancarottieri, condannati, inventatisi giustizialisti contro l’avversario politica dopo che per tutta la vitta si sono dichiarati ferventi garantisti per i loro camerati ed alleati.  La destra, quindi, ha tentato in tutti i modi di cavalcare una vicenda, che si sta rivelando assolutamente folle, non solo perché non ha mai saputo accettare la sconfitta politica del febbraio dell’anno scorso, ma perché sta vivendo con terrore l’azione che la giunta Todde e la sua maggioranza intendono mettere in campo contro i disastri ricevuti in eredità dalla giunta sardo-leghista guidata da Christian Solinas. Innanzi tutto la sanità, poi il lavoro e l’occupazione, la transizione energetica su cui si sono scatenati gli speculatori e con un’importante fetta della stampa sarda che ha tentato di attribuire alla giunta del ‘campo largo’ una responsabilità che risaliva ad anni e politiche precedenti.  Su tutto questo si è inserita anche un losco tentativo di ingerenza: una falsa agenzia Ansa, poi smentita dalla stessa agenzia giornalistica, annunciava la volontà di Alessandra Todde di dimettersi. Sgambettamenti, bastoni fra le ruote: sembra proprio che l’interesse politico, in questa vicenda, si sia saldamente legato agli interessi di potenti lobbies economiche. Ora, scrollata di dosso questa brutta faccenda, l’attività di governo riprenderà spinta, a partire dalla riforma della sanità e dai provvedimenti economici previsti nella finanziaria.


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