L’anno che è appena cominciato è il solco lungo cento anni esatti che separa dal regime fascista, iniziato il 3 gennaio 2025, col discorso alla Camera dei Deputati del Regno d’Italia con cui Benito Mussolini “rivendicò” la responsabilità morale e politica del delitto di Giacomo Matteotti.
Il 31 dicembre 2024 un quotidiano italiano, che si può definire ragionevolmente schierato a destra, ha dedicato a Mussolini (con busto ducesco) la prima pagina, indicandolo come “uomo dell’anno”, sì l’anno 2024, l’anno che ha segnato un secolo dall’assassinio del deputato socialista ad opera degli squadristi ma, come verrà ammesso platealmente, con la copertura del capo del Governo di allora. Probabilmente basterebbe solo quel titolo di quel giornale a dimostrare quanto si è scivolati verso il baratro di un rigurgito del fascismo in Italia e dentro un orribile sgarbo alla memoria di Giacomo Matteotti, la cui morte, ormai è dimostrato, non era “solo” legata alla sua opposizione al fascismo, bensì anche al fatto che il parlamentare aveva scoperto una gigantesca corruzione che coinvolgeva il fratello di Benito Mussolini, Arnaldo.
Questo è ciò che disse, tra l’altro, il capo del governo fascista il 3 gennaio 1925: “Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! “.
Dopo nulla sarebbe stato come prima. Dopo è iniziato il ventennio fascista, il regime sanguinario, spietato e in larga parte acclamato. Dopo furono soppressi i diritti civili e la libertà di espressione, inclusa quella della stampa, con ampi poteri dei Prefetti su ogni dettaglio pubblicato. Il regime fascista portò avanti una politica in base alla quale non era sufficiente controllare la stampa, i giornalisti, i giornali. No, bisognava usarli per la propaganda. E qui le analogie con l’attualità, con il 2025 diventano troppe per dire che urlare al fascismo è un’operazione esagerata in questo momento.