E’ rinviata l’udienza nella quale si doveva discutere l’archiviazione del caso riguardante l’omicidio del cooperante e giornalista napoletano. Chi segue la vicenda è abituato ai tempi lunghi, sono ormai cinque anni che sul destino di questo giovane non si fa luce: la versione del suicidio appare del tutto inverosimile e come in altri, numerosi casi, più che di una verità impossibile da accertarsi si intuisce che si tratta di una verità scomoda, sulla quale si sono alzate fitte cortine fumogene nello scenario colombiano, internazionale e in ambito ONU. Al fianco di Pino e Anna Paciolla che da sempre respingono la tesi del suicidio è l’avvocata Alessandra Ballerini, già attiva nei processi per l’uccisione di Giulio Regeni, di Andy Rocchelli e per altre storie di verità occultata e di giustizia disattesa.
E proprio nel caso di Giulio Regeni e di un processo che sembrava impossibile per l’efficace ostruzionismo dei sospetti responsabili, le udienze stanno dimostrando che la verità oscurata torna alla luce, le bocche sigillate si aprono, le testimonianze raccontano un crimine efferato e inchiodano responsabilità a lungo negate.
Il governo Draghi prima, quello presieduto da Meloni poi, sono parte civile nel processo Regeni. Perché anche nel caso di Paciolla non si attiva l’attenzione della politica? Perché, grazie al rinvio appena deciso, non aprire altre prospettive d’indagine?