BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Capodanno all’Hotel Evin

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Non ho dubbi che la collega Cecilia Sala non dimenticherà mai la notte che ha visto spegnersi il 2024 ed accendersi il 2025. Solo con una luce neon che la accompagna giorno e notte, senza mai spegnersi. Le avevano promesso un panettone e un torrone, e anche una maschera per gli occhi, per non essere accecata giorno e notte da quel neon che l’accompagna in questa disumana avventura, ma nemmeno questo, malgrado le promesse fatte all’ambasciata italiana a Teheran, hanno mantenuto.

Il messaggio che il governo degli ayatollah intende far giungere a Roma e Washington è chiarissimo, rilasciate i nostri se volete avere Cecilia sana e salva e in tempi brevi. Se non tutti e due, visto che difficilmente gli Stati Uniti rilasceranno Mehdi Mohammad Sadeghi, il cui processo riprenderà il prossimo 7 gennaio a Boston, almeno Mohammad Abedini Najafabadi, attualmente rinchiuso nel carcere Opera di Milano.

Dopo due settimane dall’arresto di Cecilia Sala, l’ hanno accusata vagamente di “aver violato le leggi della Repubblica Islamica”. Un’accusa volutamente vaga, in attesa dei prossimi sviluppi delle trattative trilaterali che nonostante le festività continuano. Se le trattative per lo scambio tra Cecilia Sala e Mohammad Abedini Najafabadi andranno in porto, accuseranno la collega di un reato minore che potrebbe risolversi con una multa. I guai per Cecilia inizieranno se queste trattative non proseguiranno come vogliono gli Ayatollah di Teheran e le loro Guardie della Rivoluzione. Allora e solo allora potrebbe essere accusata di spionaggio o ancor peggio di spionaggio a favore d’Israele o degli Stati Uniti.

Prendere in ostaggio i cittadini stranieri o iraniani con doppia nazionalità  ha una lunga storia nella Repubblica Islamica. È iniziata nel novembre del 1980 con l’assalto all’ambasciata americana e la presa in ostaggio di 53 diplomatici che furono rilasciati dopo 444 giorni. Da allora altri 66  cittadini stranieri e iraniani con doppia cittadinanza sono stati presi ostaggio. Cecilia è il 67esimo ostaggio che si trova nel carcere di Evin con altri 6, almeno per quanto si sa, visto che potrebbero essercene altri che loro o i loro governi hanno deciso di non rendere pubblica la loro detenzione.

Spetta al governo di Giorgia Meloni decidere se estradare, come richiesto da Washington, Mohammad Sadeghi Najafabadi, oppure lasciarlo libero in cambio della liberazione di Cecilia Sala. Trattative tra Roma e Washington sono in corso e molto probabilmente continueranno a Roma durante la visita di Joe Biden, che incontrerà Giorgia Meloni il prossimo 9 gennaio a Palazzo Chigi.

Sembra difficile, se non impossibile, che gli Stati Uniti ritirino la richiesta di estradizione di Mohammad Sadeghi Najafabadi. La soluzione potrebbe essere un no italiano all’estradizione, con il consenso non ufficiale del governo americano, che si limiti ad una protesta formale.

Il governo italiano, visto che ci sarà un cambio ai vertici americani, non tratta della vicenda solo con amministrazione Biden, ma anche con il suo successore. Negli ambienti vicini a Donald Trump, non si esclude che per non mettere in difficoltà l’alleata Giorgia Meloni, se le trattative seguiranno anche dopo l’insediamento del nuovo presidente, si arrivi a una soluzione che permetta il ritorno a casa di Cecilia Sala.

 


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