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“Affresco in tre atti” (Bertoni Editore), il nuovo romanzo di Fabio Sibio, una storia sui legami e l’importanza delle proprie origini

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“Affresco in tre atti” (Bertoni Editore), il nuovo romanzo di Fabio Sibio, una storia sulle possibili sfaccettature dell’amore, sulle radici ​e i sentimenti per i propri legami e le proprie origini. Due vite che scorrono parallele a migliaia di chilometri di distanza, apparentemente inconciliabili, che d’estate si intrecciano a San Ermete, un piccolo paese calabrese, dove ogni agosto si compie il rito: chi è emigrato ritorna a casa carico di sentimenti contrastanti e aspettative; chi è rimasto guarda con un misto di curiosità, ammirazione e/o fastidio quelli che tornano. Una storia che si sviluppa in tre atti, tre momenti diversi della vita dei protagonisti, lungo un arco temporale che va dalla fanciullezza all’età adulta, tre snodi destinici, che aprono una finestra su quello che li ha portati a essere ciò che sono in quel preciso momento e su quello che potrebbero diventare. Un affresco: delle dinamiche che si sviluppano tra gli esseri umani, nei paesi, come nelle città; dei loro due mondi personali, che diventano uno nei caldi mesi d’estate; dei tempi dove questi mondi si esprimono, con le loro tradizioni, le loro mode, la loro umanità. Dopo l’infanzia trascorsa a giocare insieme e a uscire per le vie del paese si ritroveranno, due universi agli opposti: lei trascinata in una realtà fatta di fatica e responsabilità, lui perso in un edonismo che è ricerca effimera, quanto profonda, di qualcosa che non sa cosa sia. Gli anni aumentano le differenze che tuttavia paiono quasi rafforzare il loro legame speciale, nonostante i drammi, le rotture, l’assenza; in una continua incompiutezza che invece che separare rafforza, come un desiderio mai realizzato che diventa ossessione.

BIO FABIO SIBIO
Fabio Sibio, classe 1974, vive in Umbria ma è di origini calabresi. Lavora come creativo per la comunicazione di multinazionali e aziende, realizzando video come regista, motion designer e animatore 3D. Nel frattempo ha realizzato, per piacere e velleità, videoclip e documentari che sono stati selezionati a festival e concorsi. Ha scritto per riviste e pubblicato diversi racconti. Ha innumerevoli passioni, tra cui il cinema, la letteratura, le arti visive, la fisica quantistica, microbiologia, musica, botanica e molto molto altro ancora. 

INTERVISTA ALL’AUTORE

1) Come nasce l’idea del tuo nuovo manoscritto?
Carmela e Filippo avevano urgenza di raccontare la loro storia, che è anche la storia della generazione nata a cavallo tra gli anni 70 e 80. È la generazione dell’esplosione delle tv commerciali, dei cartoni animati giapponesi, della musica pop, dei primi personal computer e videogiochi; di un certo modo di andare in discoteca negli anni novanta; della speranza tradita di un mondo migliore. È la storia delle esperienze comuni di una generazione, che vengono declinate in maniera molto diversa in rapporto al luogo in cui si svolgono. Volevo rappresentare il modo in cui Nord e Sud catalizzano i cambiamenti in atto in maniera differente, in misura della diversità dei contesti, dei personaggi e delle dinamiche in cui sono calati. Un continuo rincorrersi tra maschile e femminile, nord e sud, benessere e stenti, città e campagna, sole e nebbia, mare e montagna, esacerbando gli stereotipi, descrivendo le persone e i luoghi come se fossero metafore di qualcosa di più profondo e radicato, come i funghi con cui si apre il romanzo, che anche se a noi sembrano un tutto, sono invece la manifestazione di qualcosa di più profondo, vasto, articolato, stratificato e difficilmente comprensibile. Al racconto di una relazione impossibile, fatta di avvicinamenti e allontanamenti, altre relazioni che si frappongono, successi e insuccessi, ho affiancato delle riflessioni sulla natura dei sentimenti che legano verso i propri luoghi di origine, un argomento che mi interessa da tanti punti di vista. A tale proposito anni fa ho realizzato un documentario, Lu Paisi, che affrontava questa tematica; a questo indirizzo un sito piuttosto esemplificativo https://lupaisi.weebly.com soprattutto qui c’è una tesi di laurea con una lunga intervista in cui parlo di questi temi https://lupaisi.weebly.com/uploads/5/7/8/7/57874199/il_cinema_per_la_valorizzazione_di_una_calabria_positiva._il_caso_studio_del_film_“lu_paisi”.pdf La fascinazione verso i caratteri delle persone e le dinamiche che le uniscono o dividono, le tante voci, le tante storie – piccole e grandi – sono l’affresco del titolo che è lo sfondo su cui si muovono Carmela e Filippo, in cui crescono, vivono, soffrono e godono, assorbendo o rifiutando – ma comunque venendone condizionati – tutto quello che può influenzarli, per un verso o per l’altro.

2) Raccontaci i luoghi dov’è ambientato?
I luoghi principalmente sono due: San Ermete Trifoli, paese immaginario della Calabria; Milano e una generica Brianza. San Ermente Trifoli, è un piccolo paese immaginario calabrese, simile a tanti altri paesi del sud Italia, che si trova sopra la piana di Gioia Tauro, sulle pendici dell’Aspromonte , rivolto verso il Tirreno. San Ermete Trifoli, dove è nata e vive Carmela, la protagonista femminile, è il teatro delle vicende che legheranno Carmela a Filippo, l’altro protagonista. Le parti in cui è protagonista il solo Filippo sono ambientate in una non meglio specificata zona della Brianza – dove abita con i suoi genitori – e Milano, particolarmente: la Stazione Centrale a metà anni 80; una discoteca e le strade notturne di una livida e trasgressiva Milano di fine anni novanta e infine un appartamento elegante del centro di Milano anni 2020. San Ermete sarà la connessione che per anni avvicinerà i due protagonisti che paiono non avere niente altro in comune se non l’essere vicini di casa nei mesi d’estate. Come il legame verso il proprio paese d’origine e le proprie radici, il legame tra Carmela e Filippo non è razionalmente spiegabile. Mentre Carmela vive il legame verso San Ermete in modo viscerale e spontaneo, per Filippo non sarà mai chiara e univoca la natura del suo, e lo vivrà soprattutto attraverso gli altri, innanzitutto i suoi genitori e i suoi nonni, ma sarà sempre altalenante, a tratti incomprensibile.

3) Parlaci dei personaggi del tuo romanzo?
I protagonisti sono coetanei, nella prima parte che ho chiamato Atto I, hanno 12 anni, devono fare la terza media. Il loro legame nasce da piccolissimi, nei mesi d’estate, quando Filippo, con i nonni si trasferisce a San Ermete. Le loro case hanno un muro in comune e le porte sono adiacenti, si può dire che siano cresciuti assieme. Quando li conosciamo nel primo atto, non possono essere più diversi: Carmela forte, concreta e sicura di sé, Filippo timido, con la testa fra le nuvole e impacciato. Carmela trascorre la sua vita a San Ermete, ama alla follia il suo paese (la vedremo spostarsi brevemente solo nell’ultimo atto per andare a trovare la figlia che abita a Milano). È la quarta e ultima figlia (due maschi e due femmine) di una famiglia povera, con una cattiva nomea. La madre, Maria Rosa, fa la casalinga e il padre, Giuvanni, si arrabatta fra lavoretti e qualche imbroglio. Forte e sensibile, con una passionalità spesso trattenuta per i doveri e le sfide che la vita le pone di fronte, è intelligente e dotata più della media e la lasciamo alla fine del primo atto speranzosi che la vita le sorriderà, che potrà studiare nonostante il padre geloso e maschilista, e che riuscirà in qualche modo ad affrancarsi dalla sua situazione di disagio. Ma la vita la porrà di fronte a una serie di disavventure e traumi che metteranno a dura prova la sua forza. Dopo averla seguita nel primo atto adolescente, la troveremo nel secondo e terzo atto in due momenti cardine della sua vita e, come nel primo atto, mentre la seguiamo in una giornata qualunque, scopriremo come è arrivata a essere quello che è attraverso ricordi, racconti, aneddoti delle persone che le stanno attorno, in un intrecciarsi di piani e tempi. Verso i 30 anni è in una situazione estremamente critica, la vita la sta mettendo a dura prova e il racconto dei suoi drammi personali scorre parallelo al disgregarsi del rapporto con Filippo. Nel terzo atto, all’alba del suo quinto decennio, sembra abbia accettato le tempeste che l’hanno portata ad essere quella che è, e nonostante Filippo sia ormai solo un ricordo, ancora in qualche modo fa parte della sua vita come il suo vero unico rimpianto. Filippo è figlio unico; il padre Ermete è nato a San Ermete, piccolissimo è stato portato al nord dal padre che vi si trasferì per lavoro insieme alla madre. Nicoletta, la madre di Filippo, invece è cresciuta a San Ermete ma ha da sempre sognato di andare via dal paese, di vivere in città e fare una vita borghese. Borghese il padre di Filippo c’è diventato grazie ai suoi studi e alla sua carriera. Intelligente e timido Filippo ha pochi amici, tante passioni, tra cui la musica, la lettura, i cartoni animati, oggi sarebbe considerato un nerd. Nel secondo e terzo atto troviamo un Filippo che prende le sue strade professionali, ha relazioni ecc, ma non riesce a realizzarsi completamente, rimane incompiuto, nonostante tutte le opportunità e capacità, al contrario di Carmela che nonostante parta svantaggiata alla fine in qualche modo riesce, Filippo rimane come sospeso, invischiato più che altro in esperienze che non lo costringono a mettersi davvero alla prova. Oltre ai due protagonisti una serie di personaggi ci accompagnano per buona parte della storia, creando quel tessuto di relazioni che influenzano i protagonisti e creano le occasioni affinché le loro storie si sviluppino. Poi ci sono tutta una serie di altri personaggi e storie che sono utili soprattutto a contestualizzare il momento e il luogo in cui si trovano I protagonisti, creando appunto un Affresco che fa del romanzo in qualche modo corale.

4) Com’è nata la scelta del titolo?
Il titolo è nato quasi per gioco e vuole richiamare due aspetti importanti del romanzo. Innanzitutto la struttura che fa il verso alla struttura classica equilibrio-rottura-equilibrio, che, però, viene tradita dalla struttura dei vari atti, la cui ulteriore divisione in tre capitoli non segue lo stesso schema, ma uno suo proprio. Ogni Atto infatti è ulteriormente suddiviso con lo scherma Carmela-Filippo-Carmela&Filippo, con il primo capitolo dedicato a Carmela in una sua giornata a San Ermete, il secondo a Filippo a Milano nella giornata prima di partire per tornare a San Ermete, e infine il terzo capitolo in cui li troviamo insieme a San Ermete. Il nome Atti, vuole richiamare la teatralità, la messa in scena di tutti i personaggi e storie, contemporaneamente ad Affresco che richiama la coralità delle voci e dei racconti che in tanta parte della storia fanno da sfondo e danno forma all’ambiente in cui si svolgono le azioni, come se fosse un continuo rincorrersi di fuoco e fuori fuoco, fra le storie che fanno da contorno alle due storie individuali dei protagonisti e la loro storia comune. Un continuo rincorrersi fra piani individuali, famigliari, amicali, sociali, intimi, con il dubbio se il piano dell‘Affresco contenga quello delle storie dei protagonisti o le storie dei protagonisti contengano l’Affresco.

5) Quali saranno le prossime iniziative relative al libro (presentazioni, fiere, firma copie, …).

Il 21 febbraio presenterò a Capitale del libro 2024 a Taurianova ( che è un paese nella zona in cui è ambientato il libro). https://www.taurianovacapitaledellibro.it

6) Se dovessi scegliere una frase del tuo nuovo ultimo romanzo, quale sceglieresti e perché?

…esistono solo ricordi e sogni e di questi siamo fatti e solo di questi possiamo nutrire i nostri racconti.

7) Se dovessi scegliere tre aggettivi per rappresentare il tuo ultimo libro quali sceglieresti.

Stratificato, intenso, variegato

8) In quale o quali generi letterari incaselleresti il tuo libro?

Romanzo di formazione, generazionale, d’amore, storico.

9) È importante scrivere, ma è sicuramente più importante leggere, le tue letture preferite?

Sono onnivoro e alterno romanzi a saggi. Se sei un utente Anobii puoi vedere la mia libreria qui: https://www.anobii.com/fabiosibio/profile Negli anni le mie letture sono molto cambiate, passando da una predominanza del genere fantascienza e horror dell’adolescenza e giovinezza (Stephen King, Clive Barker, Asimov, Frank Herbert, William Gibson,…) a contemporanei soprattutto americani come Philiph Roth, Cormac McCarthy, Paul Auster, Perceval Everett, Richard Powers. Ancora mi capita di leggere romanzi di fantascienza ma l’ horror l’ho completamente abbandonato, anche se ogni tanto leggo un romanzo di Stephen King. Per quanto riguarda i saggi, a tematiche che affronto con costanza (psichedelia, genetica, psicologia, biologia, fisica,…) affianco qualche autore che mi ha colpito, soprattutto Michel Pollan, Oliver Sacks, ed altri divulgatori delle materie scientifici più varie. A tratti torno a leggere qualche libro d’arte, cinema, fotografia. Altri autori che mi hanno appassionano, sono Michel Houllebecq, Irvine Welsh, Agota Kristof, Amélie Northomb, Haruki Murakami, Bolaño, ma negli anni ho avuto tanti e tanti innamoramenti: Palahniuk, Douglas Coupland, Yahanagihara, Tom Robbins, Kundera, Michel Ende, Philip Pullman, …

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