Per chi crede nella Costituzione è un dovere morale rispettare il lavoro difficile, a volte duro, dei magistrati. E deve essere così anche per la sentenza dei giudici di Palermo che hanno assolto Matteo Salvini. In attesa di leggere le motivazioni del provvedimento, è però legittimo porsi almeno una domanda: a quale legge hanno fatto riferimento i magistrati giudicanti? E a quale legge hanno fatto riferimento i loro colleghi inquirenti che chiedevano la condanna dell’allora ministro dell’interno e attuale vice presidente del consiglio?
Tralasciando una legge morale che si fonda sull’umanità e che la politica dovrebbe sempre e comunque rispettare, senza attendere i pronunciamenti dei tribunali, cosa ha indotto il collegio giudicante ad affermare che ‘il fatto non sussiste’? Mi auguro che non sia davvero la ‘difesa dei confini nazionali’, come ha continuato a ripetere l’imputato, perché la minaccia alla ‘patria’ sarebbe stata portata da poveri, disperati, profughi che per 19 giorni sono stati costretti a restare imprigionati nella ‘Open Arms’ dopo aver vagato per il Mediterraneo, anzi, per usare il termine usato – pare – dall’avvocata Bongiorno nell’arringa difensiva, a ‘bighellonare’ per mare.
Ora, che per la cultura della destra possa essere una scelta accogliere con i massimi onori un condannato per omicidio e trattare da pericolosi ‘nemici della patria’ centinaia di affamati e infreddoliti bambini, donne e uomini stremati dopo un disperante viaggio della speranza, tutto questo come può essere accettato dalla politica democratica che pure dovrebbe fondarsi su rigidi codici etici?
Ecco perché diventa fondamentale conoscere le motivazioni della sentenza di assoluzione, perché se davvero esiste una legge di difesa dei confini nazionali che non fa alcuna distinzione sul pericolo realmente rappresentato dai richiedenti asilo, beh, quella legge bisogna che i parlamentari democratici la cambino al più presto.
E ancora. La lunga e compiaciuta dichiarazione con cui il ministro Piantedosi ha accolto l’assoluzione del collega non sarà la premessa perché ne imiti i comportamenti, osteggiando ulteriormente il forte impegno umanitario delle ONG che operano nel Mediterraneo? E inoltre. La Meloni e i suoi ministri non avranno remore ad utilizzare questa sentenza per cercare nuove motivazioni alla loro opposizione alla decisione della corte europea sui migranti trasferiti in Albania?
Sul fronte opposto le organizzazioni umanitarie hanno già dichiarato che la sentenza non cambierà certo la loro determinazione a continuare ad intervenire per salvare dalla morte in mare, in quel cimitero che è diventato il Mediterraneo, come ha più volte ricordato Papa Francesco, i profughi che fuggono dalla disperazione dalle guerre, dalla carestia, dalle violenze, per approdare in Europa.
Una riflessione merita anche la differente valutazione di quanto accaduto fatta dai pubblici ministeri e dai magistrati giudicanti. Se mai passerà la separazione delle carriere tanto cara alla destra, quale libertà avranno gli inquirenti nel valutare i comportamenti di rappresentanti politici più o meno importanti?
Infine. L’assenza di un reato penale così decisa dal tribunale palermitano, non deve indurci a considerare accettabile una condotta politica che ha mortificato le scelte umanitarie che qualunque governante ha il dovere di compiere nei confronti dei diseredati, dei poveri, di chi fugge dalla miseria e dai conflitti. Non vi è stata condanna penale, certamente rimane quella morale.
Se la scelta operata da Salvini ha indotto Orban a definirlo un vero ‘patriota’, beh io credo che questo valore dato ad una parola gloriosa per il nostro Risorgimento debba essere rifiutato e respinto al mittente. Anche perché quei cosiddetti patrioti sostengono in Germania formazioni neofasciste e neonaziste. Se si affermerà quel valore io cancellerò quel termine dal mio vocabolario.