Ottavia Piccolo ha portato in scena sabato scorso 30 novembre al Teatro Concordia di Venaria Reale (To) lo spettacolo dal titolo, Matteotti. Anatomia di un fascismo.
Piccolo, attrice e doppiatrice (recente è il suo spettacolo dedicato ad Anna Politkovskaja, la giornalista assassinata a Mosca nel 2006), ha sempre sostenuto con il suo talento e il suo corpo molte battaglie civili importanti. Recentemente ha scelto di portare in scena la figura impegnativa del politico socialista.
Sul palco del Concordia ha regalato al pubblico presente in sala il ritratto di Giacomo Matteotti, raccontando così la storia di un uomo pieno di speranze, di desideri; quella di un intellettuale capace di saper esternare i dubbi e le perplessità che lo assillavano relativi a un mondo nel quale si era trovato vivere e nel quale non si riconosceva più e che, soprattutto, non riconosceva più. Dal testo teatrale emerge dunque la figura del Matteotti politico, del Mattetotti “giornalista”, di un uomo caparbiamente obiettivo e capace di fotografare con grande lucidità lo specchio di quei tempi.
L’opera morale e sociale del protagonista passa attraverso le parole, scorre attraverso i pensieri, affiora negli ideali, facendo emergere il ritratto di una persona attenta al bene comune, sempre presente nello spazio pubblico e in cerca di un mondo migliore. Emerge così la figura di un uomo capace e attento al rispetto della vita e sensibile alle vulnerabilità di coloro che «il Giacomo – detto Tempesta» – rivolgendosi al suo antagonista Balbo – vede vivere ai margini.
Una sorta di “carteggio verbale” tra i personaggi, questa è stata la scelta stilistica. I protagonisti (tutti interpretati da Ottavia Piccolo) si parlano, si rincorrono, si cercano, s’incontrano e si scontrano, a tratti si sbeffeggiano.
Le parole, il loro valore più profondo, divengono così un megafono per un discorso più ampio che scorre in un flusso continuo e in perfetta sintonia – armonia – con il corredo musicale. Un sottofondo sapientemente dosato e quasi sempre presente.
Da quel continuum di suoni e parole esondano i sogni e le speranze dell’uomo Matteotti: parole di un politico che sapeva “volare alto”, parole di un commentatore (“editorialista” – anche su molti giornali di allora) in grado di saper afferrare, cogliere, spiegare e soprattutto raccontare, i temi per lui dirimenti di quegli anni. Una persona per bene, capace di ragionare e di proporre alternative concrete e ideali in un contesto (quello fascista) arido e desolante.
Lo spettacolo di Ottavia Piccolo è stato fortemente voluto. L’occasione è arrivata quest’anno con la ricorrenza del Centenario del “delitto Matteotti”.
Un tour italiano che Ottavia Piccolo condivide sul palco con i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo. Sei professionisti che con spiccata sensibilità interpretano il senso di questa lodevole proposta teatrale.
Il testo di Stefano Massini (unico italiano ad aver vinto il Tony Award, l’Oscar della drammaturgia con The Lehman trilogy), ripercorre «l’ascesa e l’affermazione del fascismo, fenomeno “eversivo” che Giacomo Matteotti seppe comprendere sin dall’inizio in tutta la sua estrema gravità».
La capacità visionaria del politico Matteotti fu talvolta incompresa e “l’uomo Matteotti” rimase spesso solo, per quanto sostenuto dai compagni di partito. Chi invece gli stette sempre accanto, fu la moglie Velia Titta.
Tempesta, «l’oppositore, il pacifista, lo studioso, l’amministratore, il riformista, il visionario – ricordano le note di regia dello spettacolo – prese la parola, pubblicamente e instancabilmente, nei suoi molti scritti e nei suoi numerosi discorsi: una parola chiara, veritiera, fondata sui fatti, indiscutibile. Una parola capace di smascherare, e per questo fu ucciso».
«Un uomo col sangue caldo», che seppe denunciare la manovra politica con cui si spacciava l’eversione più radicale, «camuffandola nel suo esatto opposto, ovvero come garanzia dell’ordine. Che seppe denunciare il sistematico uso della forza e la riduzione al silenzio delle voci dissidenti e dissenzienti. Che seppe denunciare all’Italia intera e al mondo che un mostro chiamato fascismo ogni giorno stava diventando più potente grazie al silenzio-assenso di chi decise di sottovalutarlo», senza combatterlo.
«Il mio discorso l’ho fatto. Ora preparatevi qualcosa da dire al mio funerale», disse Matteotti il 30 maggio del 1924 pochi giorni prima del suo rapimento e di essere assassinato. Era il 10 giugno, per mano di una squadra fascista.
Ottavia Piccolo, con piglio e sensibilità ha dato nuova vita alle parole e ai pensieri del Giacomo uomo, politico e intellettuale, ha altresì impreziosito i pensieri di Velia: donna capace di esprimere tutta la sua desolazione, sempre con dignità e fierezza.
Le parole che Massini ha regalato al pubblico risuonano più che mai attuali. Ottavia Piccolo ha saputo elevarle. L’ha fatto come al solito con maestria, passione, forza, con strepitosa bravura, trasformandole in parole d’amore.
Lo stesso amore che Giacomo Matteotti, in vita, ha riservato ai suoi ideali.
La tournée è appena iniziata.