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La stanza accanto: raccontare la morte in modo luminoso

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Tratto dal romanzo “Attraverso la vita” di Sigrid Nunez, l’ultimo film di Pedro Almodovar, di cui il regista ha firmato da solo anche la sceneggiatura, dopo la consacrazione con il Leone d’Oro a Venezia 2024, è nelle sale italiane dal 5 dicembre con Warner Bros. Un’opera che affronta il delicato tema del fine vita senza drammi o sbavature, in modo poetico e filosofico.

La morte è senza dubbio protagonista dell’ultimo, straordinario, film di Pedro Almodovar nonché il suo primo in lingua inglese.

Al centro della narrazione, Tilda Swinton e Julian Moore – rispettivamente Martha e Ingrid – che hanno condiviso gli anni più intensi della loro giovinezza lavorando a New York per la rivista Paper. E finanche un fidanzato, John Turturro, che Ingrid vede ancora. Poi, senza una vera ragione, si sono perse di vista. Martha è diventata una corrispondente di guerra; Ingrid una scrittrice che ha deciso di trascorrere un lungo periodo in Europa, a Parigi.

In occasione di un firma copie per la promozione del suo ultimo romanzo incentrato proprio sulla paura della morte, Ingrid apprende da una comune conoscente che Martha è ricoverata per un tumore in stato avanzato. Decide così di andare a trovarla e dal primo momento quell’amicizia rimasta sospesa così a lungo tempo ritrova tutta la sua forza, tanto che Ingrid, deciderà di trascorrere tutto il proprio tempo con l’amica per rimediare a quella lunga assenza.

Il loro è un rapporto intimo, di ricordi e confidenze. Martha sembra aver accettato bene la malattia fino a quando, dopo aver appreso che l’ultimo trattamento cui si è sottoposta non ha funzionato ed è solo questione di mesi, è furiosa con sé stessa per aver ceduto alla speranza.

Ed è così che pochi giorni dopo chiederà all’amica di accompagnarla in un luogo di vacanza per il suo ultimo viaggio. Martha confessa ad Ingrid che non ha intenzione di “andarsene dopo un’umiliante agonia”. Vuole congedarsi dal mondo con dignità. Seppure sgomenta, Ingrid accetterà la proposta di lì a poco.

Martha ha affittato per un mese la Casa nel Bosco, un luogo splendido a due ore da NY, immerso nella natura. L’accordo è che nel giorno in cui accadrà, Ingrid troverà chiusa la porta della stanza di Martha.

La tensione dei primi giorni cede il passo ad una pace quasi irreale, fino a quando Ingrid un giorno troverà chiusa la porta dell’amica.

Ma dopo il pomeriggio trascorso alla polizia con un detective fondamentalista che la tratta come fosse una serial killer, alla Casa del Bosco, arriverà a farle visita Michelle, la figlia di Martha, una donna ormai adulta che da sua madre ha ereditato tutto, pur avendo con lei un rapporto estremamente difficile. Quasi un’epifania.

Un’opera di straordinaria bellezza, incredibilmente luminosa nonostante il tema. Un inno alla vita, che è giusto godere fino a quando è tale, e al diritto di una morte dignitosa, prima che la malattia si prenda il corpo e l’anima lasciando di sé solo un sacco vuoto.

Un film sul dolore e sull’amore che serve per lasciare andare rimanendo affianco fino alla fine, nella stanza accanto. Un film coraggioso in cui tutto è misurato, soppesato con cura. Le parole come la bellezza, pervasiva. Quella di una fotografia da lasciare senza fiato, firmata da Eduard Grau che riporta alla mente i quadri di Hopper.


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