Non esiste una emergenza abitativa, le liste di attesa in sanità possono allungare, non è all’ordine del giorno il problema dei femminicidi, non si parla più della povertà di dieci milioni di italiani, non è di interesse alcuno l’educazione sessuale, anche per evitare le gravidanze indesiderate e gli aborti. La priorità assoluta per il potere, anche governativo, è l’educazione finanziaria. Finalmente chi comanda in Italia (sarebbe utile sapere chi) ha risolto l’emergenza più impellente che fa perdere il sonno agli italiani di ogni età: come gestire i capitali? Non è una barzelletta, ma è quello che ha deciso chi di dovere. Quei tristi figuri per cui, per loro, il dovere è sempre un piacere.
L’educazione finanziaria, prevista dalla L. 5/3/24 N. 21 (sui mercati di capitali), è destinata anche ai milioni di taliani letteralmente poveri che non riescono a mangiare, ma anche per i nuovi poveri che, grazie a stipendi da fame, la fame la fanno spesso, a fine mese. Una decina di milioni in tutto.
Ma in una nazione, dove quel poco di economia che resta è in mano a banche e fondi stranieri, l’interesse del potere vero (altro che Meloni!) non è il benessere finanziario dei cittadini italiani. Tranne che, se per benessere finanziario si intende la possibilità di consegnare i denari agli stessi fondi che ci possiedono. Il classico Robin Hood al contrario: prendi ai poveri e dona ai ricchi.
Il tema della politica italiana è uno solo: come sfilare dalle tasche degli italiani i circa cinque mila miliardi di euro (€. 5.000.000.000.000,00) che i risparmiatori sono riusciti a mettere da parte? Basti pensare che nulla di simile esiste nel mondo intero, in quanto la cifra è pari a circa 200 finanziarie, per cui potremmo anche aspettarci che i fondi potranno anche mandare loro delegati a fare delle rapine nelle case. Una educazione finanziaria a mano armata, forse prevista nel “Risiko bancario”.
Viene da pensare alla vignetta di qualche decennio fa dove un maialino mangiava il cibo che gli dava il contadino e pensava. “ma lui che ci guadagna?” Questa è la domanda che siamo obbligati a porci (non quelli della vignetta) quando ci offrono gratis dei corsi di propaganda finanziaria.