BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Iran e Gaza, tenere i riflettori accesi è necessario. Focus nella riunione di Articolo 21

0 0

Il massacro (anche) dei giornalisti a Gaza e l’arresto di Cecilia Sala in Iran sono stati gli argomenti della riunione settimanale di Articolo 21 di questa mattina. Ad aprire le riflessioni sulla situazione in Iran è stato il giornalista Ahmad Rafat che ha descritto nel dettaglio il carcere di Evin. “Era nato come carcere modello  – ha detto – perché l’altro era vecchio però già dal primo anno si è trasformato in un luogo allucinante dove vengono torturati i dissidenti del vecchio regime e del nuovo, molti leader della rivoluzione hanno passato qualche anno ad Evin. Negli ultimi anni Evin è diventato simbolo di lotta, soprattutto nel reparto femminile. La verità di questa storia è che le sorti di Cecilia Sala sono nelle mani degli Stati Uniti quindi l’Italia può fare ben poco”. Subito dopo è intervenuto il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury che ha parlato di una “politica criminale di scambio, una politica che un po’ ricorda da vicino quella della Russia, prendere ostaggi per ottenere qualcosa in cambio, siamo oltre il tema della repressione della libertà di informazione, Cecilia Sala non fatto nulla di sbagliato, già che la si chiami “ragazza” e non giornalista, come se fosse alle prime armi, è un fatto grave. Io mi chiedo se esiste alla Farnesina una politica di esfiltrazione, la Farnesina ha anche il compito di andare a prendere i giornalisti e portarli a casa”. A seguire il collegamento di Lucia Goracci che ha sottolineato come la priorità quella di “tirare fuori Cecilia da Evin poi tutto il resto si vedrà, tiriamola fuori facendo leva su tutto quello che l’Iran ha in termini di interessi. Circa il giornalisticidio di Gaza sì è evidente. Gli ultimi colleghi uccisi stavano facendo il loro lavoro, solo per aver fatto delle dirette, giornalisti che sono riconoscibili perché hanno insegne su auto e addosso, Israele ha droni si Gaza e quindi non ti lascia mai solo”. Ai lavori ha partecipato anche Safwat Kahlout che ha affermati quanto sia “vergognoso come il mondo ha reagito in Palestina, dove quasi 200 giornalisti sono stati uccisi; lì la maggior parte dei nostri colleghi  non era in grado di lasciare Gaza per partecipare ad altre attività perché doveva ottenere un permesso dalle autorità israeliane, oggi Gaza è il più grande cimitero del mondo, a cielo aperto e nel frattempo tutto il mondo non ha il coraggio di fare qualunque passo almeno per fermare il governo di Israele e fermare il genocidio”.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21