C’è sempre tempo per le polemiche, per i distinguo, per la valutazione della tempestività e dell’efficacia delle azioni messe in campo dal governo e dalle istituzioni, ma ora conta solo la liberazione di Cecilia Sala dal carcere iraniano.
Per questa ragione bisogna garantire ogni sostegno alle attività del Ministero degli Esteri, all’Unita di Crisi, alla paziente tessitura della diplomazia, all’azione della nostra ambasciatrice a Teheran,
In questo momento non servono protagonismi, narcisismi, fughe in avanti che potrebbero rivelarsi rovinose.
Non dobbiamo dimenticare che Cecilia Sala si trova nelle mani di un regime oppressivo che odia ogni pensiero critico, che detesta le donne , ancor più se rivendicano dignità, autonomia, libertà.
Cecilia Sala incarna, ai loro occhi, quanto più detestano.
Giornalista, attenta alle battaglie delle donne iraniane, capace di dar loro voce, di spezzare oscuramento e isolamento.
Non a caso l’hanno rinchiusa in quel carcere di Evin che ha ospitato e ospita decine e decine di oppositori e oppositrici accusati di aver rivendicato libertà e dignità.
La trattativa non sarà facile, anche perché il regime vuole utilizzare i prigionieri occidentali come ostaggi per eventuali scambi con detenuti iraniani in Italia.
Per questo bisogna muoversi. Per questo bisogna tenere accesi i riflettori su quel carcere per impedire ogni ulteriore violazione dei diritti umani e civili.
Quando tutto sarà finito, speriamo presto e bene, con il ritorno di Cecilia Sala a casa, sarà il caso di non dimenticare chi, da tempo, paga un prezzo altissimo per aver “osato “ contrastato oscurità e oscurantismo.