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Elon Musk, il Grande Fratello (di Trump)

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Avevamo colto nel segno, quando sottolineammo che il tycoon di Tesla e di Starlink non era (non è) solo uno dei protagonisti di Silicon Valley. Si tratta sempre più evidentemente di una sorta di co-Presidente degli Stati Uniti. Non solo. Siamo di fronte alla “reificazione” del post-moderno “Uomo della Provvidenza”. Insomma, il magnate di origine sudafricana e naturalizzato yankee sta cercando di diventare il vero leader della destra mondiale nell’età delle tecnocrazie intrecciate con i populismi. Del resto, quotidianamente Elon Musk sembra volere provare – a dispetto di San Tommaso – che è di una destra che più destra non si può. In buoni rapporto con Steve Bannon, dal quale sembra aver preso il testimone della guida del mondo reazionario, Musk sta andando oltre. Appoggia Giorgia Meloni, influisce sui testi di legge italiani per il proprio business satellitare offerto per sanare i buchi della banda larga, si complimenta con Salvini sulla sentenza recente, fa il megafono del partito neo-nazista tedesco AFD e un giorno dopo l’altro non rinuncia a niente. Articolo21 ha avuto una notevole conferma delle sue previsioni leggendo l’edizione dell’autorevolissimo “The Guardian” dello scorso 20 dicembre. L’allarme è serio e guai a prenderlo sotto gamba. Non si può rimanere inerti. Servirebbe un’Autorita’ mondiale in grado di regolare una situazione ormai fuori controllo. Per cominciare, dopo il varo del testo sull’Intelligenza artificiale e il Digital Services Act, si dia avvio al percorso istituzionale almeno in Europa.


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