Chi sta meglio vive male, chi sta peggio non arriva a fine mese. Questo significa salari bassi a causa del mancato rinnovo dei contratti e pensioni sempre più piccole per l’inflazione più alta della rivalutazione. Ecco perché lo sciopero generale è sacrosanto, perché vuole denunciare la persecuzione di lavoratori e pensionati. Gli stessi che sostengono il Paese pagando tutte le tasse, a fronte di evasori e percettori di rendite trattati con il velluto di tasse piatte e cedole secche. Salvini si lamenta dei troppi scioperi, ma non si chiede perché un lavoratore già malpagato decida di rinunciare a un giorno di retribuzione, pur di far notare la propria sofferenza.
Purtroppo la destra incoraggia la bassa competitività, basata sulla bassa retribuzione del lavoro. Cioè l’opposto della vera competitività spinta da ricerca e innovazione. Occorre uscire da questa involuzione di corto respiro con un’ampia rivolta sociale. Che non significa ricorrere alla violenza, ma dire insieme, in piazza e a voce alta: vogliamo salari e pensioni giusti! La povertà e la precarietà che ci infliggete non ci hanno fiaccato! Meglio un giorno di disagio, che una vita di stenti! Viva lo sciopero generale!