Il ratto di Proserpina… il ratto delle Sabine…il ratto di Gilda…La protervia del maschio tra mito e vita reale giganteggiano nel gruppo scultoreo del Giambologna al centro della scena di questa accurata edizione del Rigoletto, al Bellini di Catania. I soprusi e la violenza di genere echeggiano dalle trame oscure della celebre opera di Giuseppe Verdi (1851), accanto al rancore livoroso dei diseredati della terra, come Rigoletto, il Buffone di corte, grottesca e ambigua figura di un gobbo cinico e bistrattato, condannato a far ridere il libertino Duca di Mantova e i cortigiani, nonostante l’infelice sua vita di essere deforme, rischiarata solo dalla presenza dell’amatissima figlia, che il giullare tiene nascosta nella sua dimora. Siamo a Mantova. XVI secolo. Gli amori del Duca si intrecciano con le rivendicazioni del padre di una figlia oltraggiata, il conte di Monterone, che mentre viene arrestato per le sue rimostranze, schernito dai cortigiani e sbeffeggiato spietatamente da Rigoletto, lo maledice, facendolo sprofondare in un’angoscia strisciante. La maledizione prende corpo e incombe sulla scena divenendo il fil rouge di questo dramma.
La bella e dolce Gilda cadrà anche lei vittima della natura focosa del Duca, di cui l’ignara e pura fanciulla si innamora, ignorandone l’identità, mentre prega nel tempio in cui si recava nei dì festivi. Tutte le feste al tempio…. Rapita dai Cortigiani vil razza dannata… che la credono l’amante di Rigoletto, Gilda, consegnata al Duca e da lui oltraggiata, ritorna tra le braccia del disperato padre che giura vendetta per lavare l’onta Sì vendetta, tremenda vendetta…Faràassassinare per venti scudi il regale seduttore dal sicario Sparafucile, che lo consegnerà in un sacco. Pur avendo assistito al corteggiamento di Maddalena, sorella di Sparafucile, anche lei vittima del fascino del Duca che cerca di salvare dalla spada del fratello, Gilda, perdutamente innamorata, decide di sacrificare la sua giovinezza offrendosi in cambio del fedifrago.
Passata a fil di spada, chiusa nel sacco, viene consegnata all’ignaro padre che, mentre si compiace del delitto, sente cantare in lontananza:
La donna è mobile… È la voce del Duca! Un terribile dubbio lacera il suo cuore tremante mentre apre il sacco. Chi è allora il morto? L’amatissima figlia! Devastato dal dolore e dal rimorso, Rigoletto accoglie straziato l’ultimo respiro dell’agonizzante fanciulla che implora il suo perdono. Sulle spoglie mortali di Gilda, delicato fiore teneramente e vanamente coltivato in gran segreto, si chiude la straziante tragedia di un uomo a cui viene tolta la sua ragione di vita per un capriccio. Sul libretto di Francesco Maria Piave, dal discusso dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo, dove l’azione viene spostata dalla Francia a Mantova, Verdi adagia la sua musica sublime, densa di romantici sussulti, miscelando lo stile “alto” con i toni “medio bassi”, in un ritmo rapido e incalzante, tratteggiando con grande finezza i personaggi attraverso lo stile musicale appropriato, declamato in Rigoletto, scanzonato nel Duca, dolcissimo in Gilda. In una storia dove l’amore e l’odio si intrecciano in un nodo inestricabile, fiume in piena senza argini e confini, sporco di delitti, tradimenti, passioni smodate, Verdi qui cesella e scolpisce con perizia il profilo psicologico dei personaggi, creando uno spartiacque tra le prime opere e quelle della maturità, dimostrando una grande capacità di andare incontro con una musica colta, ma viscerale, al gusto popolare.
La maledizione incalzante è il nucleo centrale da cui si diramano le strade che portano al dolore estremo ed è con forte unità stilistica che Verdi compone queste melodie intramontabili, vestendo di armonia e tumulti in alternanza e in crescendo lo sfacelo che da essa scaturisce, quando diventa una terribile risposta all’offesa. Le celebri romanze ricamano un tessuto prezioso e immortale, cesellate in questa bella edizione dalla possente voce di Rigoletto del baritono George Gagnidze, dal limpido e squillante Duca del tenore Ivan Magrì, dalla melodiosa Gilda del soprano Enkeleda Kamani, dal timbro rotondo di Maddalena del contralto Elena Belfiore, di alto profilo sia negli a solo, che nei duetti e concertati, accompagnati degnamente dal coro e dall’orchestra del Teatro Massimo Bellini. Un diluvio di note si è rovesciato sul folto pubblico, pronto agli applausi a scena aperta, in un’atmosfera di gioiosa e commossa partecipazione. La scelta del regista Leo Nucci, rispettosa del tempo e dello spazio dell’opera, ha scansionato il crescendo drammaturgico in un’alternanza di toni, proponendo un ensemble riccamente fastoso e variopinto nel primo e terzo atto, ambientati nella magnificenza del palazzo ducale, mentre man mano la scena si incupisce nel secondo quadro presso la casa di Rigoletto, e soprattutto nel quadro finale sulla deserta sponda del Mincio, dove al tono plumbeo della scena si accompagna quello dei costumi e delle luci, in un dichiarato simbolismo, a suggello delle sciagure umane, mentre cala la tela sullo sconsolato abbraccio finale di padre e figlia che evoca drammaticamente la Pietà.
RIGOLETTO
Musica di Giuseppe Verdi
Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
Personaggi e interpreti
Rigoletto George Gagnidze/Anooshah Golesorkhi/ Roman Burdenko
Gilda Enkeleda Kamani/Alina Tkachuk/Federica Foresta
Il Duca di Mantova Ivan Magrì/Valerio Borgioni
Sparafucile Ramaz Chikviladze/Valentin Azarenkov
Maddalena Elena Belfiore/Mariam Baratashvili
Giovanna Elena Borin
Il conte di Monterone Luca Dall’Amico/Viktor Shevchenko
Marullo Fabrizio Brancaccio
Matteo Borsa Riccardo Palazzo
Il conte di Ceprano Gianluca Failla
La contessa di Ceprano Sonia Fortunato
Un usciere di corte Angelo Nardinocchi
Un paggio della duchessa Ylenia lasalvatore
Direttore Jordi Bernàcer
Regia Leo Nucci
Scene Carlo Centolavigna
Coreografie Giuseppe Bonanno
Costumi Artemio Cabassi
Luci Bruno Ciulli
Allestimento del Teatro Massimo Bellini
Direttore Allestimenti Scenici Arcangelo Mazza
Assistente alla regia Alessandro Idonea
Assistente alle scene Francesca Nieddu
Assistente ai costumi Giovanna Giorgianni
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini
Al Teatro Massimo Bellini di Catania fino al 6 Novembre
“Ridate a me la figlia”! Amore filiale e amore libertino nel Rigoletto di Giuseppe Verdi