Eni, attraverso il suo responsabile dell’ufficio legale Stefano Speroni, indagato nell’ambito dell’inchiesta sul dossieraggio e spionaggio illeciti, ha denunciato Antonio Tricarico di ReCommon in relazione alle dichiarazioni da lui rilasciate durante la trasmissione della Rai “Report” dello scorso 5 maggio. Per questo è oggi indagato dalla Procura di Roma per l’accusa di presunta diffamazione a mezzo stampa della società. Nel servizio realizzato dal giornalista Daniele Autieri lo scorso maggio, Tricarico evidenziava la sovrapposizione dei tempi dell’assegnazione della licenza di sviluppo del ricco giacimento di gas di Zohr, al largo delle coste egiziane, da parte di Eni e la drammatica vicenda che ha visto il rapimento e l’uccisione del ricercatore universitario Giulio Regeni da parte delle forze di sicurezza del Cairo.
Un’affermazione obiettiva, che peraltro è stata ampiamente suffragata nel secondo servizio trasmesso da Report nella serata del 17 novembre, in cui documenti confidenziali di Eni ribadiscono quanto affermato da Tricarico. L’accusa nei confronti dell’esponente di ReCommon, quindi, appare come l’ennesimo tentativo di mettere a tacere una voce scomoda, provando a negare quelle che sono emerse invece come sgradite verità, in particolare gli eventi legati al caso Regeni.
Val la pena ricordare che, lo scorso ottobre, ReCommon, insieme a Greenpeace Italia, è stata citata in giudizio da Eni innanzi al Tribunale civile di Roma per aver intrapreso «una campagna d’odio» nei confronti dell’azienda. Le due organizzazioni avevano rigettato al mittente l’attacco giudiziario di Eni, bollandolo come un tentativo per spostare l’attenzione dalla Giusta Causa climatica da loro intentata contro l’azienda nel maggio 2023 ed ora pendente davanti alle Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione. Inoltre non va dimenticato che nel dicembre del 2021, sempre Eni era stata protagonista di un “atto di censura preventiva”, allorché aveva intimato ancora alla trasmissione “Report” di non intervistare Antonio Tricarico in relazione alla vicenda Nigeria-OPL245 perché lui e ReCommon non potevano essere «degni interlocutori» del servizio pubblico Rai.
«ReCommon esprime la sua solidarietà ad Antonio Tricarico e ribadisce la ferma intenzione di continuare le campagne di comunicazione e di informazione sulla principale multinazionale fossile italiana, esponendo le sue responsabilità nella crisi climatica in atto. Invece di cercare di limitare la libertà di espressione della società civile italiana, i vertici di Eni farebbero meglio a ritirare la denuncia contro Tricarico e a valutare invece con attenzione l’operato del responsabile dell’ufficio legale della società (che ha firmato la medesima denuncia) perquisito ed indagato dalla Procura di Milano nell’ambito della nota inchiesta sullo spionaggio e sul dossieraggio tramite accessi illeciti alle banche dati pubbliche», dichiara ReCommon.