Musk e mafia, l’attacco ai giudici italiani

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L’attacco di Elon Musk contro la magistratura italiana non è estemporaneo: è l’ennesima bomba tirata contro la democrazia costituzionale.

Loretta Napoleoni in questo blog ha recentemente spiegato che la società verso cui stiamo andando sarà di tipo “neo feudale”, guidata da una élite di super “baroni” miliardari. Una società nella quale i principi di legalità, uguaglianza e libertà individuale saranno annichiliti anche sul piano formale oltre che sul piano sostanziale.

Dal mio punto di vista questa società può essere spiegata anche in un altro modo: sarà una società mafiosa.

Una società nella quale i rapporti di forza saranno l’unico principio regolatore, una società nella quale l’arbitrio del pre-potente indurrà i più all’assoggettamento ed all’omertà.

I cinici reagiranno dicendo: è sempre stato così, soltanto voi anime belle vi siete potuti illudere che il Mondo potesse essere governato da Costituzioni liberali e da leggi democraticamente votate. Soltanto voi, fessi, avete potuto confondere la vostra immeritata confort-zone, con la realtà. E noi, i fessi, le anime belle, avremo il dovere morale di ribadire con le parole e con le condotte conseguenti che non è sempre stato così, che noi siamo figli di una stagione che ha provato ad indirizzare la storia umana in un’altra direzione.

La direzione di un potere che non fosse più la manifestazione immediata ed irresistibile di una forza personale, di branco, di “razza”, di ceto, ma che fosse il frutto mediato, “provvisorio” di una volontà collettiva, inclusiva, allenata al senso del limite e quindi capace di ripudiare ogni decisione irrimediabile, come la pena di morte, come la guerra.

Il ripudio della guerra dell’articolo 11 della nostra Costituzione è l’esempio più alto di quanto la mitezza dell’approccio possa generare severità e chiarezza nel giudizio. Essere miti, insomma, non significa essere confusi, indecisi, proni, ignavi, arrendevoli. Significa decidere con ponderazione, assumendo faticosamente la pluralità di punti di vista legittimi. Tutto questo sforzo è scaturito come una benedizione dall’orrore del nazi fascismo che più di ogni mafia ha saputo teorizzare a far diventare Stato l’arbitrio del prepotente.

Ed è il motivo per cui nella nostra democrazia la manifestazione di ogni pensiero è libera, tranne quella che intenda farsi veicolo della ricostituzione (in qualunque forma) del fascismo.

La liquidazione di ogni mitezza, di ogni mediazione, di ogni compromesso spalanca la porta alla dittatura della violenza.

I segnali di questa liquidazione, che trapuntano il nostro presente di vendette e rappresaglie, rischiano di farsi abitudine.

Come le 113 donne ammazzate da uomini dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, un anno fa (un anno!).

Come i ragazzi morti ammazzati per niente nel napoletano nelle ultime settimane.

Come i medici, gli infermieri, i ferrovieri aggrediti mentre lavorano.

Come le minacce di morte contro la redazione di Report.

Come le parole adoperate dal partito della Meloni contro Saviano: sciacallo senza dignità.

Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, soltanto qualche giorno fa aveva invitato ad “abbassare i toni” nello scontro tra Governo e magistratura, nel superiore interesse della salvaguardia delle istituzioni repubblicane, dimostrando ancora una volta la distanza culturale tra chi opera per l’interesse generale e chi invece scommette sullo sfascio anche soltanto per speculare su qualche punto percentuale nei sondaggi.

Purtroppo le sintonie sempre più manifeste e spudorate tra i leader delle destre occidentali che guardano a Trump e a Musk sono destinate ad esondare in una gara scellerata nel contendersi il ruolo del “delfino”, del figlio prediletto. Chi? Meloni o Salvini?

La spirale può essere interrotta, come scriveva Zagrebelsky qualche giorno fa in un editoriale su La Repubblica, perché il destino non è un muro ineludibile, già eretto da altri, ma è nelle nostre mani e forse, per farlo, servirà attualizzare la “grande ambizione” che stava nella ricerca di compromesso storico tra le forze popolari nell’Italia degli anni ’70. Forse oggi il compromesso storico andrà cercato tra quelle forze popolari che abbiano chiara l’opzione liberale e costituzionale, come pregiudiziale irrinunciabile.

Chissà che il cavalierato conferito recentemente dal Presidente della Repubblica a Marina Berlusconi non sia stato in questo senso, una tappa del percorso.

 

(Pubblicato sul Fatto Quotidiano)


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