Nessun “ravvedimento operoso”: con la Legge di Bilancio e collegati, il Governo continua in direzione ostinatamente ostile al contrasto a mafie e corruzione. Serve almeno un sussulto (se non una “rivolta”).
Il contesto prodotto da oltre due anni di governo di “eredi al quadrato” è noto e può essere sintetizzato seguendo due direttrici.
Una di carattere generale, con i provvedimenti che hanno ridotto i rischi per i “colletti bianchi” che delinquono, con l’abolizione dell’abuso d’ufficio, con la neutralizzazione del reato di traffico illecito di influenze, con i condoni fiscali, con la stretta sulle intercettazioni, con i provvedimenti che hanno minato indipendenza ed autonomia della magistratura con la progettata separazione delle carriere e del CSM, che hanno ristretto l’accesso alle notizie rilevanti, mortificando ulteriormente la libertà di informazione, con la criminalizzazione del dissenso ed il “giro di vite” nelle carceri.
Una di carattere particolare, che ha a che fare con lo sforzo della presidente della Commissione anti mafia, la super-meloniana Colosimo, di riscrivere la storia del nostro più recente e tragico passato (perché della giustificazione del passato più risalente si occupa il presidente del Senato), attraverso la mistificazione delle verità acquisite sulla strage di via D’Amelio, in un procedere scientemente strabico ed ottuso, insensibile a quanto emerso e sta emergendo tutt’intorno. Basterebbe pensare, per esempio, alla maxi inchiesta “‘ndrangheta stragista”, procurata dalla distrettuale di Reggio Calabria ed oggi sul banco della Cassazione per l’ultimo giudizio, che ricostruisce in maniera granitica l’unitarietà della strategia terroristico-mafiosa dei primi anni ‘90.
In questo contesto si arriva alla Legge di Bilancio, più alcuni provvedimenti collegati alla medesima.
Ed ecco cosa si trova (senza alcuna pretesa di completezza).
Il “decreto Caivano” viene svuotato di soldi: circa trenta dei quaranta milioni che erano stati previsti per il contrasto della dispersione scolastico sono stati tagliati. D’altra parte che c’entra la scuola con il contrasto alle mafie?
Viene quasi azzerato il fondo previsto a sostegno delle pubbliche amministrazioni che abbiano subito minacce o violenze in ragione dell’esercizio delle loro funzioni. D’altra parte perché mai incoraggiare sindaci, assessori, consiglieri, funzionari che fanno il proprio dovere quotidianamente spesso in contesti territoriali molto complicati?
Viene azzerato il fondo previsto per il sostegno ai Comuni sciolti per mafia durante la amministrazione commissariale. Del resto perché far rimpiangere amministrazioni infiltrate dalle mafie è un ottimo viatico per la rigenerazione democratica.
Viene abrogato, in un provvedimento collegato e relativo al Codice degli Appalti, il così detto “rating di legalità” cioè la valutazione di efficacia e trasparenza promossa da ANAC dei fornitori della Pubblica Amministrazione. D’altra parte avendo il “ponte-sullo-stretto” da costruire in un battibaleno (annunciati altri tre miliardi), pare davvero poco opportuno indugiare troppo sulle mani che impugneranno le cazzuole.
Mentre invece bisognerebbe non soltanto evitare di cancellare il “rating di legalità” ma moltiplicare le risorse a disposizione delle prefetture che attraverso i gruppi investigativi interforze hanno la facoltà di operare accessi diretti nei cantieri ovvero di agire uno dei pochi strumenti davvero efficaci per smascherare i mafiosi nella filiera (liberalizzata) dei sub appalti.
Così come bisognerebbe aumentare le risorse della DIA, dell’agenzia che gestisce i beni sequestrati e confiscati alla mafia, del sistema della giustizia penale minorile (per tacere del collasso delle carceri), della capacità di coesione sociale sui territori che passa da scuole sicure ed inclusive, case accessibili, servizi sociali di prossimità.
Insomma per uno Stato che faccia giustizia attraverso la legge e non segregazione sociale servirebbe un’altra Legge di Bilancio!
Il “Campo Largo” batta un colpo anche su questo oltre che sul resto.