In Emilia-Romagna era inevitabile il risultato finale del voto regionale con la vittoria del candidato di centro-sinistra Michele De Pascale.
E’ una vittoria dai tanti significati, il primo è quello che ancora una volta i cittadini con il loro voto hanno impedito l’arrivo di chi, pur riempiendosi la bocca di articoli della Costituzione non ha mai pronunciato la parola antifascismo, evidentemente un vizio della casa, così come è accaduto il 9 novembre, a ridosso del voto del voto, i fascisti del terzo millennio di CasaPound e della Rete dei patrioti, grazie a i cittadini bolognesi non violenti, non sono riusciti a raggiungere la stazione di Bologna simbolo della violenza fascista; il voto del 17-18 novembre ha tenuto lontano dal governo della Regione la destra destra capitanata dal vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Galeazzo Bignami, quello immortalato in foto alla festa di compleanno vestito da nazista.
Sicuramente non era prevedibile un risultato così ampio, superiore ai sedici punti percentuale, nonostante la forte astensione che generalmente penalizza i partiti di centro-sinistra, anche se l’assenza a Bologna della Meloni al comizio finale della candidata Elena Ugolini aveva destato qualche sospetto. D’altra parte ancora una volta il centro-destra ha messo in campo una candidata debole, presentata come espressione della società civile, che invece ha buttato tutto in politica, poi la sua appartenenza a Comunione liberazione che con la regione Emilia-Romagna c’entra solo perché il Meeting si fa a Rimini.
Il centro-destra ha fatto una campagna elettorale accusando la squadra di Bonacini e Priolo di non essere intervenuta adeguatamente dopo l’alluvione del 2023, ma i cittadini colpiti, chi per la terza volta in un anno e mezzo, nonostante la disperazione di aver perso tutto hanno saputo chi ha realmente mal lavorato alla ricostruzione, e soprattutto riconoscendo nel generale Figliuolo, che ben aveva fatto durante il Covid, l’inadeguato soldatino che ha eseguito gli ordini del governo centrale il cui obiettivo era quello di mettere in difficoltà le istituzioni locali per conquistare, per la prima volta, la Regione.
Per ricostruire bisogna conoscere il territorio, vivere giorno e notte sui luoghi colpiti insieme alla gente e non stare a Roma e venire in Emilia-Romagna una volta ogni tanto. Poche centinaia di rimborsi su migliaia e miglia di domande, alcuni di questi di qualche decina di Euro. Una vergogna, un’offesa, per le persone e per una Regione che rappresenta quasi il nove per cento del Pil nazionale.
E’ finito il tempo delle parole bisogna passare ai fatti e l’esperienza di Michele De Pascale, buon amministratore di Ravenna, la provincia più colpita dalle alluvioni, lo dimostrerà.