Oggi è la Giornata internazionale per porre fine all’impunità dei crimini contro i giornalisti.
Articolo 21, a differenza di altre organizzazioni, è solidale con tutte le vittime di repressioni, bavagli, guerre, terrore e dittature.
Nel mirino degli oligarchi di ogni colore ci sono giornaliste e giornalisti che vogliono illuminare oscurità e oscurantismo.
La lista dei paesi “canaglia” è infinita: Siria, Russia, Cina, Tunisia, Birmania, Arabia Saudita; senza dimenticare la persecuzione contro Assange, le minacce di Trump e di Orban, i bavagli di casa nostra.
Questo 2 novembre noi lo dedicheremo, con una grande iniziativa ad Orvieto, al “giornalisticidio” in atto in Palestina, circondato da troppo silenzi, complicità, connivenze.
Le istituzioni internazionali, a partire dal parlamento europeo, che hanno condannato legittimamente l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, non possono continuare a fingere di non vedere il massacro di Gaza e del Libano.
Dentro questo massacro si registra anche il più grande massacro di cronisti della storia moderna.
L’anno scorso il parlamento europeo ha perso l’occasione di assegnare il Premio Sacharov a Julian Assange, ora cerchi di riparare e assegni il riconoscimento a quello che resta del giornalismo palestinese, senza il quale il buio sarebbe stato totale, dal momento che Israele non ha concesso il permesso di entrata alla stampa internazionale.
Sarà il caso di stare dalla parte del pensiero critico, della libertà di informazione, sempre e dovunque, e non solo a seconda del colore politico degli oppressori e dei regimi.