La sospensione ai danni di Christian Raimo, insegnante, anti-fascista, militante di sinistra, candidato con AVS alle ultime elezioni Europre, sospeso dall’insegnamento per tre mesi per aver osato criticare il ministro Valditara nel corso di un dibattito pubblico, temo che sia indicativo del futuro che ci attende.
Nel mondo ritornato trumpista, infatti, non c’è spazio per il pensiero critico, per la cultura alternativa e per la battaglia delle idee: né quelle espresse in maniera pacata né, meno che mai, quelle formulate con maggiore asprezza. Non c’è spazio, in pratica, per la democrazia nella sua essenza più vera, quella incarnata dalla nostra Costituzione, non a caso sotto attacco e fortemente a rischio di essere stravolta.
E allora, sarebbe bello se tutti i segretari dei partiti di opposizione (sulla maggioranza nutriamo poche speranze, perdonateci) prendessero posizione a difesa di Raimo, se tutti i sindacati della scuola si mobilitassero e se nessun insegnante facesse mancare la propria solidarietà. Mai come ora, difatti, rischia di avverarsi la profezia del pastore Niemöller: occhio, un giorno potrebbero venire a prendere noi e non sarà rimasto nessuno a protestare. E quel giorno, ahinoi, sembra essere più vicino del previsto.
Avevo rivolto, in passato, un appello a Valdirara affinché invitasse Raimo a un confronto pubblico. Non rinnoverò l’appello perché so che cadrebbe nel vuoto. Preferisco, piuttosto, rivolgermi al ministro facendogli presente che così non danneggia solo la persona di Raimo ma l’intera scuola pubblica. Vede, ministro, la scuola ha senso solo se è una palestra di libertà, un luogo di confronto, uno spazio pubblico a disposizione di chiunque. Oggi, invece, siamo al cospetto di una barbarie senza precedenti, con episodi di violenza che costituiscono un autentico allarme sociale e che non possono essere risolti con il criterio punitivo che sembra esserle particolarmente caro. Ministro Valditara, qui si sta sfaldando il Paese, sta venendo meno la sua dignità, si sta dissolvendo la coesione sociale che sola potrebbe porre un argine all’abisso e rischiamo di dover avere a che fare, in futuro, con generazioni impastate di furia e propense a dirimere ogni questione a colpi di coltello.
Christian Raimo potrà anche essere urticante nelle sue espressioni ma ha sempre saputo distinguere la democrazia da ciò che democrazia non è, la passione politica e civile dalla violenza, l’impegno al servizio della comunità dal nichilismo dilagante. È un insegnante, nel senso pedagogico del termine: prende per mano ragazze e ragazzi e li porta a esplorare orizzonti nuovi, inducendoli a credere in se stessi.
Sospendendo lui, pertanto, si sospende la scuola della Costituzione, un’idea di insegnamento democratico, una visione del mondo. Qualcuno ha parlato di vendetta. Non arriviamo a tanto, ma le diciamo, caro ministro, che più che una vendetta ci pare un’auto-vendetta, la bandiera bianca di un’istituzione in crisi, in guerra con se stessa, incapace di rinnovarsi e di funzionare come ascensore sociale. Con meno di questo, tuttavia, non c’è né destra né sinistra: c’è l’irregimentazione, la sconfitta collettiva di un universo smarrito, la crisi di un settore che ha perso da tempo la propria ragione di esistere.
Sostenere Raimo, dunque, è l’unico modo che conosco per non arrendermi al vuoto.