(Parigi). Il quotidiano israeliano di opposizione Haaretz è diventato un nuovo obiettivo “militare” del governo israeliano che vuole a tutti i costi imbavagliare il più importante giornale israeliano per le sue posizioni critiche. Il 24 novembre 2024, il gabinetto israeliano ha approvato una risoluzione che vieta agli enti pubblici di pubblicare pubblicità sulle pagine di Haaretz e di mantenere abbonamenti finanziati dallo Stato. La decisione, fa sapere il governo israeliano, è una reazione a “numerosi editoriali che hanno minato la legittimità dello Stato di Israele e il suo diritto all’autodifesa, e in particolare alle osservazioni fatte a Londra dal direttore di Haaretz Amos Schocken, che sostengono il terrorismo e chiedono l’imposizione di sanzioni al governo”, afferma il governo israeliano, citato in un articolo pubblicato sul sito web di Haaretz in reazione a questa scelta politica. La misura è un chiaro tentativo di mettere in ginocchio il giornale attraverso lo strangolamento economico, a causa delle sue ricorrenti critiche alle azioni militari israeliane sanguinarie a Gaza e in Libano e all’occupazione persistente ed illegale dei territori palestinesi.
La direzione di Haaretz ha reagito prontamente, denunciando il tentativo del governo di “smantellare la democrazia israeliana”. Il giornale ha ribadito il suo impegno a preservare una stampa indipendente e critica, anche di fronte alle minacce economiche. Per Haaretz, questa offensiva si inserisce in un contesto più ampio di aumento della pressione sui media israeliani, alcuni dei quali sono minacciati di chiusura o privatizzazione perché ritenuti troppo indipendenti o troppo critici dell’operato del governo. Haaretz non ha esitato a paragonare i metodi del primo ministro israeliano a quelli dei “suoi amici Putin, Erdoğan e Orbán. Lungi dall’arrendersi, la redazione di Haaretz ha però annunciato il proprio rifiuto di diventare solo un “pamphlet governativo” e intende continuare il proprio lavoro d’inchiesta, anche a costo di incorrere nell’ira delle autorità israeliane.
“La diffamazione e gli attacchi ad Haaretz fanno parte di una strategia israeliana per soffocare qualsiasi copertura libera della guerra a Gaza – ha commentato Reporters sans frontières (RSF) – una strategia che sta ulteriormente distruggendo il pluralismo dei media in Israele. Haaretz è uno dei pochi media a mettere in discussione i funzionari israeliani e a chiederne conto. Queste intollerabili vessazioni nei confronti di questo organo di informazione devono cessare immediatamente e i responsabili devono essere consegnati alla giustizia”. I tentativi di intimidazione nei confronti di Haaretz si inseriscono in un contesto di crescente censura della stampa in Israele. Secondo la legge israeliana, i giornalisti devono sottoporre qualsiasi articolo riguardante “questioni di sicurezza ” alla revisione di un censore militare prima della pubblicazione. Secondo un’indagine del sito di notizie +972 Magazine, i censori militari israeliani hanno vietato un totale di 613 articoli dei media nel 2023, stabilendo un nuovo record da quando la rivista ha iniziato a raccogliere tali dati nel 2011. I censori hanno anche cancellato parti di altri 2.703 articoli, il dato più alto dal 2014.