Prima e più della mafia ho sempre temuto il consenso sociale, alle mafie. L’ho toccato con mano, ne ho scritto, talvolta ne ho pagato il prezzo. Oggi non è il post del figlio di Totò Riina a indignarmi, che sia il pensiero di un figlio o una provocazione social, ma la pioggia di like e ancora più di commenti che inneggiano a uno dei più feroci grandi esponenti di “Cosa Nostra”, di cui sono piene le cronache, le pagine più buie della storia e anche la memoria e lo stomaco di tutti i cittadini perbene.
Leggere attestazioni pubbliche come “mi sarebbe piaciuto stringergli la mano”, “Grande uomo non ne nascono più come lui” (e ce lo auguriamo in tanti per la verità), travalica ogni forma di rispetto dell’altrui opinione e fa guadagnare terreno a quel consenso che mina la stabilità di una società che voglia dirsi civile e soprattutto libera e perbene.