Tra otto giorni per la prima volta un vicepresidente del consiglio dei ministri in carica potrebbe essere condannato per il grave reato di sequestro di persona. Matteo Salvini e il processo a suo carico per il blocco dello sbarco della nave Open Arms, carica di migranti, nessuno dei quali terrorista, anzi molti bisognosi di aiuto urgente, è già uno spartiacque tra uno Stato di diritto quale siamo, nel quale tutti debbono accettare il regolare corso della Giustizia, e il mondo di chi si vorrebbe sottrarre con video strappalacrime e proteste annunciate.
Il 18 ottobre è attesa la sentenza a carico del ministro delle infrastrutture Salvini. La Procura di Palermo, rappresentata in aula dai sostituti procuratori Marzia Sabella, Giorgia Righi e Calogero Ferrara, ha chiesto sei anni di carcere per il vicepremier, imputato per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. Nello specifico vengono contestate le violazioni dell’articolo 605 del codice penale, aggravato, perché commesso da pubblico ufficiale e in danno dei minori, nonché dell’articolo 328 relativo al rifiuto di atti di ufficio che Salvini avrebbe commesso nell’agosto 2019, quando, in qualità di Ministro dell’Interno, bloccò lo sbarco della Ong Spagnola Proactiva, che aveva a bordo 147 migranti. Le parti civili hanno chiesto un totale di un milione di euro di risarcimento e nelle memorie vengono utilizzati toni molto severi a censura dell’atteggiamento di quella maledetta estate di cinque anni fa. Per le costituite parti civili il ministro avrebbe tenuto “una condotta disumana”, “un atteggiamento marcatamente politico ed elettorale”, “ha sacrificato la dignità dei naufraghi”. Chi c’è da quella parte del processo che sta per concludersi? Molti soggetti. Tanti naufraghi, ma anche associazioni impegnate nella guerra “a bassa intensità” che si consuma ogni giorno sulle rotte tra l’Africa e l’Italia: Legambiente, Arci, Giuristi democratici, Sud Sud e altre. Solo l’ong Open Arms chiede la somma di 380 mila euro. Gli altri dai 30 ai 50 mila euro.
“Da parte dell’imputato Matteo Salvini c’è stata una condotta di disumanità. E’ giusto ricordare le storie di alcuni dei naufraghi che si trovavano a bordo della Open Arms“, ha detto nel suo intervento a settembre l’avvocato Fabio Lanfranca, legale di parte civile di Mediterranea Saving Humans.
“Tutte le parti civili si sono riportate alle richieste che la Procura ha fatto in modo molto argomentato sia sulla ricostruzione dei fatti, sia sulle disposizioni giuridiche che sono state violate dell’imputato. Noi confidiamo sulla pronuncia del Tribunale, riteniamo che ci siano tutte le condizioni per affermare la responsabilità penale dell’allora ministro dell’Interno”, ha dichiarato l’avvocato Arturo Salerni, legale di parte civile di Open Arms.
L’imputato ha sempre affermato di aver “solo” difeso i confini italiani, dunque un’azione politica per tutelare la patria, termine assai in voga nella Lega e molto usato anche per sostenere una generale condotta anti migranti.
Intanto questo processo è entrato già nel mirino dei sovranisti, non solo di Salvini. Per esempio il premier ungherese Victor Orban, ospite a Pontida, ha detto che quel processo è una “vergogna”. Tutto questo mentre è in atto una raccolta di firme a sostegno dell’imputato con lo slogan “difendere i confini non è reato”. La Lega dice che sono state raccolte già 29mila firme, ma la prova di una simile mobilitazione non c’è. Il giorno dell’udienza, venerdì prossimo, è stato annunciato un presidio fuori dal Tribunale, quando è prevista l’arringa dell’avvocato del ministro, Giulia Bongiorno. E chissà se un simile assembramento di protesta non sia contrario al recente ddl sicurezza…
(Nella foto Matteo Salvini e Giulia Bongiorno)