Giovedì 24 ottobre 2024 è la Giornata delle Nazioni Unite, l’Istituzione creata nel 1945, dopo una terribile sequenza di guerre, genocidi, olocausto, gulag, pulizia etnica e bombe atomiche, per “salvare le future generazioni dal flagello della guerra e riaffermare la fede
nei diritti fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana”. Quel giorno ci ritroveremo nel Senato della Repubblica, a Roma, alla vigilia della Giornata di mobilitazione unitaria contro tutte le guerre del 26 ottobre, per dare avvio ad una nuova iniziativa, popolare e istituzionale, per il potenziamento, la riforma e la democratizzazione dell’Onu. La distruzione sistematica in corso dell’architettura internazionale e dei pilastri della convivenza mondiale che dalla fine della seconda guerra mondiale ci hanno consentito di superare molte crisi difficili è un crimine che deve essere fermato senza indugio. “Un numero crescente di governi si sente in diritto di calpestare il diritto internazionale, violare la Carta delle Nazioni Unite, le convenzioni internazionali sui diritti umani e le decisioni dei tribunali internazionali senza che nulla accada” Antonio Guterres, Segretario generale dell’Onu, 24 settembre 2024 Il nostro futuro non può essere affidato alla follia di governanti responsabili della guerra generalizzata, di una nuova corsa al riarmo globale e della disumanizzazione di interi popoli.
L’Onu deve tornare ad essere il cantiere globale della costruzione della pace nel mondo, garante della legalità internazionale, istituzione di global governance democratica volta a prevenire i conflitti e a promuovere il rispetto dei diritti della persona e dei popoli e la sicurezza umana. E’ una necessità urgente. L’alternativa all’Onu è la terza guerra mondiale, il dominio dell’arbitrio, della legge del più forte e dell’impunità, la devastazione ambientale planetaria, la violazione sistematica dei fondamentali diritti umani, la fine della libertà e della democrazia, il caos internazionale. L’Onu è come la terra: l’unica che abbiamo. Sapere che è debole e malata non ci consente di buttarla via ma ci deve spingere ad agire con ancora più determinazione per il suo rilancio, la sua riforma e la sua democratizzazione. La via dell’Onu è la sola “realpolitik” che ci può salvare dall’inferno. E’ la via giuridica e istituzionale alla pace. Le proposte e le iniziative da assumere sono chiare. L’Onu che vogliamo non è l’Onu piegata alla volontà degli stati più forti, è l’Onu dei popoli che vogliono vivere insieme in pace.
Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova