#RoFF19: Nottefonda

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Un film intenso, con personaggi ben costruiti, che rimangono attaccati alla pelle dello spettatore anche al termine del film. 

Nottefonda, opera prima di Giuseppe Miale Di Mauro, liberamente ispirato al suo romanzo: “La strada degli americani”, del 2017 – Edizioni Fassinelli – è stato presentato in prima mondiale alla 19^ Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle. Scritto dallo stesso regista in collaborazione con Bruno Oliviero e Francesco Di Leva; quest’ultimo ne è anche il protagonista insieme al figlio Mario.

Il film vede al centro della scena Ciro (Francesco Di Leva), un uomo allo sbando, la cui unica ragione di vita oramai è vendicare la morte della moglie, avvenuta al volante della propria autovettura a seguito di un incidente provocato da un pirata della strada rimasto ignoto. Di lui si sa soltanto che era alla guida di un’auto di colore rosso.

E così Ciro, la cui vita è oramai in pezzi, trascorre tutte le notti da circa un anno, alla ricerca del pirata della strada per fargliela pagare; ad accompagnarlo, in questa follia notturna, Luigi (Mario Di Leva), il figlio tredicenne, che non vuole rimanere a casa, da solo.

Le notti si susseguono così tutte uguali, in cui si alternano: inseguimenti alle auto di colore rosso – ma non sarà mai quella del pirata – a piccole consegne di ogni genere, dai fiori al pesce, che gli consentono di sopravvivere, più o meno… Analogamente, i giorni, sempre uguali, sono accompagnati dalla sistematica presenza di “Bong” improvvisati – una “pipa” ad acqua artigianale, creata in maniera rudimentale con delle bottiglie di plastica usate – per aspirare il fumo. Ciro vive, dunque, una vita ripiegata su sé stesso, stordita, nel rifiuto dell’accettazione della realtà: la morte della moglie.

Le notti, e i giorni, si susseguiranno così uguali a sé stessi, notte dopo notte, giorno dopo giorno.

Ciro ormai preda si sé stesso non riesce a far vivere una vita normale neanche all’adorato figlio, il cui unico desiderio è una console del valore di 600 euro che non potrà mai ricevere dal padre squattrinato e che cerca di sottrarre da un espositore all’interno di una stazione di servizio.

Sullo sfondo, una periferia sporca, buia, dove vive un’umanità ai margini della legalità, il cui unico scopo è sopravvivere a sé stessa, in un modo o nell’altro.

Un film intenso, con personaggi ben costruiti che rimangono attaccati alla pelle dello spettatore ben oltre i titoli di coda.

Ottima l’interpretazione di Francesco Di Leva, affiancato da Adriano Pantaleo, Valeria Colombo, Giuseppe Gaudino, Dora Romano, Chiara Celotto.

Solida la sceneggiatura, accompagnata da un’eccellente colonna sonora.

Una produzione Mad Entertainment con con Rai Cinema in collaborazione con Leocadia.

“Questa storia è dentro di me da molto tempo, ormai. Ho scritto il romanzo qualche anno fa. Poi ho capito che il libro poteva diventare una scatola da cui raccogliere pezzi per costruire una nuova storia. Così mi sono concentrato a raccontare la storia di un uomo disperato, in lotta perenne con la sua ferita inguaribile. Un uomo che aveva tutto e all’improvviso non ha più niente” ha dichiarato il regista.


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